— 291 - liquidazione di esso. E certo basta tornare con la ménte all’epoca del Congresso di Berlino, per constatare come allora, sia con le occupazioni dirette, sia sotto forma di protettorati, parecchie delle provincie di quell’impero, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Egitto, Tunisia, uscissero successivamente dal dominio della Turchia. E credete voi che questo fatale corso di eventi si possa fermare ? Da una parte nelle provincie dei Balkani la lotta acuta tra il pangermanesimo e il panslavismo, l’invadente influenza dei due imperi russo ed austriaco, la lotta sorda che germina in quelle contrade, le condizioni stesse di quelle popolazioni; dall’ altra parte, nell’Africa settentrionale, il lento ma chiaro lavorio politico, il giuoco delle influenze tra gli Stati europei per futuri spostamenti dell’ assetto attuale: tutto ci deve indurre a credere che nuovi e profondi mutamenti si vadano maturando appunto in questo momento... L’ Italia, sopra ogni altro pensiero , deve volere che il mare Adriatico non cada sotto l’influenza diretta ed esclusiva di altra nazione; ma invano potrebbe sperare di conseguire un tale intento, se nella penisola balkanica si venisse a formare una condizione politica sì fatta, per la quale l’Albania, dal dominio turco, dovesse andar soggetta ad altro Stato. Lo statu quo, o quando questo dovesse cessare, l’autonomia delle nazionalità balkaniche, e principale fra tutte l’Albania, tale e non altro dev'essere l’obiettivo della nostra politica estera in Oriente. L'onorevole Ministro degli Esteri ciò esplicitamente riconobbe quando, discutendosi il bilancio dell’anno scorso, confermava le precedenti dichiarazioni del marchese Visconti Venosta ed assicurava, non soltanto che l’Italia e l’Austria avevano il comune intento di prevenire ogni mutamento nella condizione presente delle cose, ma che reciprocamente avrebbero rispettata quell’ azione di libera propaganda, per la quale eg’li si credeva in grado di « affermare che entrambi i Governi assistono ed assisteranno concordi, con animo lieto, e col più completo disinteresse, al progressivo e naturale sviluppo del popolo albanese. » «Queste dichiarazioni certamente furono assai significanti; ma se l’accordo sulla base dello statu quo e di una libera propaganda da parte dei due paesi era chiaramente affermato, non apparve da quelle dichiarazioni che una intesa fosse intervenuta per lo avvenire della penisola balkanica. L’azione di propaganda non può essere svolta in condizioni di eguaglianza tra 1’ Italia e 1’ Austria in quella penisola. Noi non abbiamo altro mezzo di propaganda che quello delle scuole, e di queste scuole non ne abbiamo che una sola, quella di Scutari, la quale, per prospera che possa essere , non è certamente tale - da poter esercitare la sua influenza molto al di là della cerchia ristretta nella quale si trova. Altra è la propaganda che 1’ Austria esercita incessantemente in Albania.