del vecchio e nuovo Epiro con parte di Macedonia, ovvero l’alta Macedonia occidentale, comunemente compresa sotto il nome d’Albania. Ma morto il Guiscardo, il figlio Boemondo, sebbene vi tornasse nel 1107, ad assediare inutilmente Durazzo, si trovò costretto a far la pace coll’impero e a ripartire nel 1109 per l’Italia dove poco stante mori. » lo non so se in Albania ancora ci sia una collina che porti il nome del'duca di Puglia; ma, se non erro nella mia ipotesi, dovette esistere fino ai tempi di Skanderbegh; del resto i nomi dei luoghi mutano o*vunque, e i nomi geografici spesso sono diversi da quelli che usa il popolo. Nelle topografie militari il ‘]{_ahji i Gbalét-s del mio paese è diventato « Serra del Galletto ». 6 Gliir propriamente vale soddisfazione e per estensione anche vendetta. ') E i<;è sosi, szonja ¡me ecc. = e che è finito, o signora mìa, e che è finito forse il tempo ? Thomse, avv. è composto da tliom = dico, e se = che. s) Tèmbèl, alb. sic. e grec. alb. in vece di èmbèl, amél = dolce. 9) Mos mé nOm = non maledirmi. La maledizione dei genitori, e dei vecchi in generale, è ritenuta come apportatrice di grandi mali. 18) La cattiva usanza di lasciare all’arbitrio degli offesi la vendetta, non essendovi alcun freno di leggi, nè guarentigia di domestiche mura, ha fatto si che in Albania allo sconosciuto che si presenta in una casa si domandi a bella prima il nome e la famiglia. Il) S-hèngchre szcmbèr diiandlshie =non bai mangiato il cuore dtlla rondine: cioè : non hai memoria. Ai bambini si suol dare a mangiare il cuore di una rondine, perchè siano ricordevoli e co-raggiosi. Ciò si faceva in Pi ini fino a poco tempo addietro. 12 E spràsmia ligjè = l'ultima giustizia, cioè il Giudizio universale. Spràsmia alb. sic. in vece di prismia. 1*) Lesh tè szi» ecc. = capelli neri tu avevi allora, e neri li aveva anche la madre mia. '*) Otse alb. sic. e anche sotse e meglio tbotse, forma avverbiale, composta da thot = dice e se — che. 180 >5) Si njè vlaa t’ish Todhèr Shlni = Ti era come un fratello Teodoro Shino. *6) Il lutto si suole tenere nella casa del defunto nei primi tre giorni che seguono la morte, nel nono e nel quarantesimo. Vi prendono parte i parenti, gli amici e i dipendenti. Le donne vestite in gramaglie cantano nel primo giorno con motivi lugubri e strazianti le lodi del morto , strappandosi i capelli disperatamente e spargendoli sul cadavere. « Questi canti funebri (vaitime) rispondono perfettamente alle miriologie dei Greci moderni » — Dorsa. 1') È costume skipo quello di offrire all’ospite una Uzza piena di vino; se questi non la accetta dì segno di mortale inimicizia. Reco a illustrazione di questo passo la XI raps. D. R. lib. 2, tanto più che narra un’avventura del nostro eroe. Fece disegno Alibegh, ascoltati prima i nobili del suo consiglio, di venire per far vergogna ad un signore albanese. Ma la cognata di Milo Shino, che era piena di ogni avviso, e tutto le veniva all’orecchio, la notte non pigliava sonno passeggiando su e giù per le camere. Un giorno tuoni lontani udì la bella da dentro; aperse le finestre e corse precipite al cognato : — Milo Shino, cognato mio; gente numerosi a noi viene; odi cavalli che nitriscono, ferrate zampe che scalpitano. e spade che tintinniscono. Dissero che sia il signor Alibegh che venne te a uccidere e me seco poscia a prendere. — Bianca cognata mia, mettiti le chiavi nella mano, 181