— 370 — Scanderbeg, che già sventola sulle nevose vette di S. Paolo, nel puro cielo della Mirdizia, agitata dal soffio della libertà. » Pare che l’Austria non fosse stata estranea per nulla a questo movimento, e i nobili propositi dei Mirditi e dei loro alleati avrebbero avuto, senza dubbio, conseguenze funeste, perchè non assecondate da tutta 1’ Albania ad un tempo , se 1* Abbate Don Primo Dochi, ricompensato poscia con la calunnia e con la più nera ingratitudine, distogliendo per poco la sua mente dalla contemplazione mistica e la sua attività dalla cura spirituale del suo amato popolo, cui da tanti anni si è tutto consacrato , non avesse a tempo adoperata 1’ influenza che meritamente gode e l’autorità incontestata, che gli deriva dai grandi sacrifizi incontrati con lieto animo per la Patria, a fine di scongiurare nuovi pericoli e nuovi disastri. Da Scutari i cristiani e i maomettani, di pienissimo accordo, chiedevano energicamente all’Yldiz Kioslc il decreto per la costruzione della ferrovia da S. Giovanni di Medua a Prisrend, la sistemazione dal fiume Drino e altre opere urgenti e di estrema necessità; e spedivano telegrammi a Prisrend, a Giacova e ad Ipek chiedendone la solidarietà, che fu loro subito promessa. A Giacova anzi, dove il movimento era più che altrove sensibile, avvennero dei fatti così gravi, che il Governo non indugiò a provvedere con un largo concentramento di truppe, per trovarsi in grado di resistere ad un’ aperta rivolta. A Prisrend varie bande armate, agli ordini di Ibrahim Kabash, scorazzavano il paese, per ottenere il ritorno di Rustem Bey, che, invitato a recarsi a Costantinopoli, era stato ivi arrestato slealmente e condotto in esilio. Ma un fatto g'ravissimo sovra tutti avvenne ad Tpek, nella seconda metà del mese di febbraio, cioè la uccisione del valoroso Hagi Mollia Zeka, per mano di Adem Zajmi. È superfluo narrare qui a lungo il doloroso episodio, che immerse nel lutto tutta l’Albania, poiché ben poteva riguardarsi il forte kapedano come un degno e vero successore di Alì Bey di Gus-signe, le cui nobili tracce seguendo, erasi opposto più volte, con eroica energia, alle mire d’espansione dei popoli finitimi, ed erasi spesso ribellato, per amore verso la libertà, contro il Sultano fedifrago, che non avea lasciato alcun mezzo ritenuto più efficace e suggestivo, per tenerselo ligio e devoto. Si disse da qualcuno che la sua morte doveva attribuirsi ad incitamenti serbi; vari giornali europei invece raccolsero la voce che essa era dovuta ad una vendetta privata; mentre altri intravidero solo superficialmente la verità, e affermando che Molha Zeka avea perduta la vita, perchè si era rifiutato di apporre la sua firma ad un masbata (voto plebiscitario) col quale il suo uccisore veniva segnalato all’attenzione del Sultano, per essere promosso bimbash, malgrado che egli allora non fosse che un semplice tenente di gendarmeria quasi dimissionario.