— 170 - In sul principio del 1899, gli Ambasciatori delle Grandi Potenze a Costantinopoli, riunitisi in Conferenza, ventilarono il progetto di un’azione collettiva presso la Sublime Porta; allo scopo di indurre il Sultano a promulgare una buona volta serie riforme nella Macedonia, nell’Albania e nell’Armenia. Prevalse allora il concetto di nominare una Commissione speciale, composta dai Delegati di tutte le Potenze, coll’incarico di visitare le suddette provincie e d’informarsi delle lagnanze e dei bisogni di tutti gli abitanti, indipendentemente dalla Commissione turca che, pur esistendo a tal uopo da dieci anni, nulla di positivo era riuscita a fare, dopo tanto tempo. A proposito di ciò Jlli i Shkjiperis ( la Stella dell’Albania j di Bukarest opportunamente scriveva : « Non conoscendo quali riforme vogliano applicarsi in Macedonia e in altre parti della Turchia, non possiamo nè discuterle, nè discorrerne... Quando si parla di riforme una cosa sola è indubbia, cioè che, per mezzo di esse, si cerca di raddrizzare le sorti di un popolo, a seconda che lo richiedono i bisogni di esso... Le riforme sono per un popolo l’avviamento a nuovi destini e og-ni Albanese di mente equilibrata non potrà opporvisi. Ma considerando che le riforme in Macedonia non sono soltanto richieste dai bisogni di essa, ma che vengono altresì domandate da genti ad essa estranee, a noi Albanesi incombe il dovere d’aprir bene gli occhi, perchè esse non ci siano di detrimento. Bisogna levar la voce, per far comprendere a tutto il mondo che noi in Macedonia costituiamo la mag-gioranza e che non permetteremo giammai che i Vilayets di Kossovo e di Mo-nastir siano sottratti all’integrità dell’Albania ». Giunse in quei giorni a Roma un tal Giorgio Kaptcew, direttore del giornale Mahedonia e sedicente capo del Comitato macedone d’ azione, il quale andava spacciando d’ avere ricevuta la missione di visitare varie capitali e importanti città dell’Europa, allo scopo di suscitare simpatie per il suo paese, nell’imminenza d’un Congresso, da tenersi in Ginevra nel prossimo mese di febbraio, in favore dei suoi disgraziati connazionali, e al quale sarebbero stati invitati a partecipare uomini politici, diplomatici e molti rappresentanti dei principali giornali.europei. « I Macedoni , egli diceva con gran sussieguo , non vogliono identificare la loro causa nè con quella dei Bulgari, nè con quella dei Serbi, nè con quella dei Greci; ma desiderano solo di liberarsi dal giogo ottomano. Pur riconoscendo, se occorre, l’alta sovranità della Porta, essi reclamano la stessa indipendenza ed autonomia recentemente concessa ai Cretesi, e che gli Armeni e gli Albanesi attendono con eguali diritti. Perchè siano ascoltate le loro domande, i Macedoni presenteranno fra qualche giorno un Memoriale alle Grandi Potenze, onde indurle a discuterne nella prossima Conferenza per il disarmo , che ritengono non possa avere risultati pratici se, con la soluzione della questione macedone, non