— 439 — politica austriaca in Albania aveva sempre avuti degii scopi di civiltà; che era una leggenda oramai sfatata quella che attribuiva ad intrig’hi austriaci la resistenza degli Albanesi di Kossovo, tanto vero che l’Austria, insieme con la Russia, aveva fatto dei passi energici per provocare dalla Porta un’esemplare repressione contro i recalcitranti, il che provava come essa nè incoraggiasse nè approvasse la resistenza, mentre provava, al contrario, il pieno accordo austro-russo, suprema garenzia di pace. Un particolare inedito, a questo punto, crediamo che gioverà a gittare una certa luce sull’azione esercitata dall’Austria in Albania, sulle sue malefiche intenzioni e sui suoi reconditi fini. Ad alcuni signori albanesi musulmani, cui gli agenti austriaci aveano sempre fatta una gran corte , e che lamentavansi dell’ iniziativa austriaca di chiedere, insieme alla Russia, delle riforme così nocive alla loro patria, fu risposto che l’Austria si era sentita neH’obblig'o di associarsi in ciò alla sua nemica, per impedire che questa , d’ accordo coll’ Italia e col Montenegro , non tentasse qualche grave colpo a danno dell’ integrità territoriale della Turchia europea e dell’Albania, in particolar modo; ma che essa non avrebbe veduto di malo occhio che il progetto naufragasse, se gli Albanesi si fossero opposti con le armi alla sua attuazione , e che in tal caso l’Austria, dovendosi per necessità prendere delle misure ulteriori contro la Turchia , avrebbe saputo dimostrare tutto il suo interessamento a favore di essi ! Che il movente principale per cui gli Albanesi agitavansi non fosse altro però tranne che quello da noi sopra accennato, e che fu espresso chiaramente nelle richieste fatte dai capi a Hilini Pascià , e non già il preteso fanatismo religioso , non si sa se musulmano o cristiano, poiché i seguaci delle due religioni agivano di pieno accordo, fu ancora una volta in modo solenne dimostrato alla Camera italiana dall’onorevole Fortis , con la sua interrogazione al Ministro degli Esteri , presentata il giorno 3 aprile , ma che potè essere svolta nella tornata del 2 maggio e che era stata formulata nei seguenti termini : « Sulla presente situazione in Albania e sulla notizia che l’ambasciatore a Costantinopoli , marchese Malaspina , insiste per la pronta attuazione delle riforme in Macedonia, e sulla urgenza di provvedere acciocché l’opera che si dice pacificatrice, non sia intralciata dal movimento albanese. » Il Ministro degli esteri, on. Morin , rispose con queste dichiarazioni : « Il Governo non vien meno al suo ovvio dovere di seguire con occhio vigile i fatti che si svolgono in Macedonia e di esercitare costantemente quell’azione che, in rapporto a tali fatti, le circostanze consigliano. Quali siano i concetti informativi di tale azione io ho già avuto occasione di esporre alla Camera. ¡Mantenere sempre l’opera nostra associata a quella delle altre grandi potenze interessate negli affari d’Oriente, allo scopo di far cessare