— 265 — l'Austria. - Ingiusti attacchi austriaci contro il conte Goluchowski.- VAgon di Atene accusa 1’ Austria d- incitare alla rivolta gli Albanesi. che però non le prestano orecchio. - Mobilitazione -di truppe austriache. - Voci di grandi armamenti. - Conferme. - Pretesi agenti italiani che istigano gli Albanesi contro 1’ Austria. - Interpellanza del deputato pantedesco Eisenkolb. - Nota ufficiosa della Neue Freie Presse. La solenne dimostrazione del Parlamento italiano a favore dell’Albania, corroborata dal plauso della stampa più autorevole del Regno, destò un grande interesse e produsse naturalmente molta impressione in Austria-Ungheria e negli altri stati più o meno interessati nella questione balkanica e orientale. Solo qualche giornale italiano, forse per amore di singolarità , anzi che per altre ragioni, a dir poco , deplorevoli, si permise di qualificare come fittizia e artificiosa l’agitazione in Italia per la causa albanese, nè più e nè meno che come la definiva la stampa ellenica, e coll’ intonazione medesima con cui la Neue Freie Presse, rilevando d’essersi in Italia parlato fin troppo sull’ Albania, diceva che questa era divenuta un articolo di moda politica; mentre il Tageblatt insinuava che in ciò era da ricercarsi l’opera del Montenegro, che sforzavasi di guadagnare la stampa e il mondo politico italiano ai suoi g-randiosi piani ferrovìarii, tendenti ad unire, secondo l’ideal^ panslavista, l’oriente slavo all’occidente, e ad accelerare la discesa degli slavi nell’ Adriatico, a danno dell’ Italia. L'Asty di Atene, ira gli altri, non si astenne, in vero, dall’imban-dire ai suoi lettori una serie di osservazioni tanto gravi quanto destituite di ogni fondamento, nelle quali si parlava di sicuri indizii d’un piano, che era costato ai Greci per il passato la perdita del greco Epiro, di uno schema della politica italiana, mirante all’occupazione della costa epirotica, da Prevesa ad Avlona, e di una incomprensibile questione italiana con forma albanese. La Reichsroehr notava che il discorso dell’ onorevole Prinetti e gii articoli di varii giornali italiani mostravano uno zelo assai strano di affermarsi nelle qusitioni balkaniche, che fino allora non avevano offerto ai circoli romani alcun interesse, e si chiedeva quali compensi potesse offrire l’Italia per le sue nuove e vecchie pretese, tanto più che la sua politica riguardo ai Balkani, oltre che di data recentissima, era abbastanza artificialmente costruita, frapponendosi l’Adriatico, in tutta la sua estensione, fra il regno di Casa Savoja e la penisola balkanica, ed essendo difficile costituire una qualche parentela nazionale , oppure soltanto politica, fra l’Italia e l’Albania. A sua volta il Tageblatt, in una lettera da Vienna, cui si attribuì valore ufficioso, si lamentava per l’atteggiamento preso dall’Italia verso l’Albania; faceva notare che in Austria-Ungheria nessuno ardiva di sollevar pretese circa l’Albania, per la quale invece non si sosteneva altro che il mantenimento dello statu quo, e dichiarava: «...però se 1’ Austria -Ung’heria dovesse constatare che in 34