— 398 — l’altra sponda dell’Adriatico, quantunque questa, per ora, sia tenuta in seconda linea. Per contro comincia a delinearsi sull’orizzonte la possibilità della creazione di una lega anglo-latina, per salvare il Mediterraneo dalle razze nordiche. Il corrispondente della Tribuna da Londra ne ha già dato in parte la notizia; ma credo di poter dire, che si ventili anche la possibilità di una cessione di Gibilterra alla Spagna, sostituendovi Centa o Tangeri, essendo questa fortezza, per ragioni tecniche, divenuta inutile all’Inghilterra , e forse la Francia non sarebbe aliena dal venire ad un modus vivendi, se non a fare un’ assoluta cessione della Tunisia (meno Biserta, beninteso) all’Italia, in vista della crescente italianità di questa provincia. Certamente i larghissimi compensi territoriali che la Francia avrebbe nel Marocco, non dovrebbero rendere una soluzione simile impossibile. E la creazione di una simile Lega sarebbe davvero un nuovo punto di partenza nella storia dell’umanità. » Anche da questa lettera ben rilevasi come nessuno di coloro che amano la libertà dei popoli e che non sono affetti da miopia, o da incurabile cecità politica, s’illudesse circa la entità e circa la portata della insurrezione, come pure intorno alle cause che la determinavano, le quali erano precisamente da riconnettersi alle mire panezariste della Russia, rese sempre più eccessive di giorno in giorno, dacché l’Europa, come ben disse l’On. Crispi nel suo memorando discorso del 3 febbraio 1879 alla Camera italiana, aveva il g'ran torto di non essere stata capace di togliere dalle mani dello Czar la bandiera della redenzione dei popoli balkanici. Nè v’ha, crediamo, chi in buona fede possa affermare il contrario, ove mai sia in grado di pensare che dal Trattato di Kainardji e da quello di Bukarest, coi quali il Sultavo dovette accettare che la Russia fosse la protettrice dei cristiani, fra questa e la Turchia non vi è stato altro che un armistizio, di continuo interrotto e sempre ripetuto, col proponimento di ricominciare la lotta alla migliore occasione, come sono lì a provarlo la guerra di Crimea e quindi il Trattato di Parigi del 1856, e poscia quello del 1871, col quale la Russia ottenne di poter mantenere un na-naviglio militare nel Mar Nero, e che non fu altro che il proemio della guerra finita col Trattato di S. Stefano e con quello di Berlino; penultima tappa della questione orientale, come disse Bismarck, ed ultima occasione offerta da tutta 1’ Europa al Sultano per riformare il proprio stato , secondo il giudizio di Sali-sbury; ma che lasciava adito allo sviluppo e al diuturno prog-resso delle ambizioni e delle pretese secolari della Russia. Ad ogni modo , lo scopo immediato dei ribelli era quello di mantenere desta l’agitazione durante tutto l’inverno, per fare poi scoppiare un movimento generale nella prossima primavera, come fu rilevato dal console inglese di Salonicco, onde render necessario un intervento europeo, e preferibilmente russo, ad impedire