— 364 — europeo, senza il preventivo accordo dell’Austria; ancor più perchè la situazione dei Balkani diventava di giorno in giorno più minacciosa, per il preteso aggruppamento dei tre piccoli Stati slavi, da una parte, e per quello greco-rumeno, dall'altra, che riflettevano, nella loro conformazione, l’antagonismo austro-russo. V’era chi riteneva inoltre che, nella cornice dell’accordo da rinnovarsi, sarebbe entrata pure la questione cretese, essendosi convinto lo Czar, dalle rimostranze del Re Giorgio e del Principe Commissario, che la situazione precaria a Creta, creata dall'accordo delle quattro Potenze protettrici, non era più possibile e che impoue-vasi la necessità di risolvere definitivamente la questione con la annessione dell’isola alla Madre Patria. Altri, in fine, interpretava l’incontro nel senso che esso non preludiava solo l’eventuale azione collettiva delle Potenze contro la Turchia, ma anche la visita dei Reali d’Italia a Pietroburg-o; nel senso che la Corte russa desiderava che questa fosse preceduta da un accordo pieno fra l’Austria e la Russia, per toglierle ogni malevola interpretazione e per renderla quindi un completamento dell’accordo europeo, e non già sintomo d’una nuova orientazione della politica italiana, come già eransi affrettati a far intendere alcuni giornali russi e francesi. La questione cretese però non venne per nulla ventilata; tanto più che la Porta , irritata dal lavorio della Grecia per ottenere l’annessione dell’ isola, avea fatto sapere ad Atene che ciò avrebbe provocata la guerra; mentre il Governo russo, d’ accordo con la Francia, colPInghilterra e coll’ Italia, non indugiava a notificare cortesemente al Principe Giorgio che nessuna politica necessità imponeva il soddisfacimento dei desiderii suoi e del Governo greco. Così, per influenze russe, connesse all’improvviso arrivo del Granduca Michele, non ebbe più luogo l’incontro del Re Giorgio con Francesco Giuseppe , che i giornali ufficiosi viennesi avevano prima annunziato, per il 2 novembre, con grande gioia, tanto da attribuirgli una eccezionale importanza, quale completamento dell’incontro di Abbazia fra lo stesso Re Giorgio e il Re Carlo, e quale segno manifesto di una imminente convenzione austro-greca, da stabilirsi sulla base di quella austro-rumena già conchiusa. I capi del Comitato macedone pensarono allora di aprire direttamente delle trattative con la Porta, dichiarandosi pronti a stipulare un compromesso, in virtù del quale essi impegnavansi a desistere da ogni agitazione rivoluzionaria , qualora la Turchia avesse data immediata esecuzione alle riforme sancite dal Trattato di Berlino. Ma la Porta fece loro comprender tosto che essa non intendeva venire ad accordi di sorta , poiché , obbedendo sempre il nuovo Comitato al governo bulgaro, la Turchia non poteva piegarsi a subire influenze, nè dirette nè indirette , da parte di uno Stato che, almeno nominalmente, le era ancora vassallo; quando non