I santo dovere se, pure a rischio di sentirci accusare di dar còrpo aile ombre, non mettessimo in rilievo il significato intrinseco delle * nuove; costruzioni dedicate al culto che, pur non essendo stretta-mente necessarie , con danaro austriaco sorgeranno in Albania, richiamando su questa nuova fioritura austro-cattolica l’attenzione di chi regge la politica estera dell’ Italia. Anche l’istituzione di una scuola austriaca in Uskyp, in uno dei centri cioè delle maggiori competizioni delle nazionalità macedoni , sarà un grande strumento di propaganda; ma non cosi grande quanto T altro e di minore gravità, ad ogni modo, nei rispetti della politica italiana, la quale farebbe male, a nostro avviso, ad adagiarsi serena e sicura nelle assicurazioni ripetutamente ricevute da Vienna, che la politica austriaca non mira a modificazioni nella penisola bal-kanica. Lo statu quo, per comune consenso , non può essere che limitato nel tempo ; le assicurazioni dell’ Austria possono venire intese soltanto nel senso di una proroga di esso. Niente altro; e l’Austria si prepara pel giorno in cui gli avvenimenti dovranno precipitare. E che faremo allora noi ? Abbiamo presi accordi per una simile eventualità ? Della formula « a Valona e a Durazzo bandiera turca o albanese, ma austriaca no ». si è assicurato il successo ? Ecco i capisaldi della questione e siamo sicuri che l'onorevole Prinetti, appunto perchè prudentissimo, ne avrà valutata tutta la eccezionale gravità. » Questa nuova conquista diplomatica allarmò anche la Russia, poiché, senza strepito di sorta, l’Austria di fatto aveva ottenuto nientemeno che l’apertura, non di una sola, ma bensì di sette nuove scuole proprie in Albania , di tre collegi, di un seminario e di parecchi altri istituti di educazione , oltre che la fondazione di alcune chiese cattoliche, con privilegi al clero austro-ungarico; nello stesso tempo che il conte Golukowski si preparava a fondare ivi nuovi consolati e vice - consolati. Ben a ragione quindi la Rossija scriveva : « I patrioti d’Italia dovranno convincersi ancora una volta come la politica austro-ungarica sia contraria agli interessi della loro patria. Le vittorie dell’ Austria sono vittorie della Germania; giacché l’influenza tedesca si estende nei Balkani e realizza i sogni pantedeschi. Ma l’Italia, se ha senso, deve comprendere come tutto ciò minacci i suoi interessi , non solo nel-l’Albania, ma benanco nell’Adriatico. A Vienna e a Berlino l’alleanza coll'Italia è proficua, perchè le lega le mani; ma l’opera dei Tedeschi è fatale a Roma, e l’esperienza di ieri, come quella di oggi, dovrebbe convincere il Ministero italiano che è suonata l’ora di cercare alleati solo fra quelle Potenze alle quali , come a lei , non convengono questi successi dell’ Austria nei Balkani. In altri termini, che è giunto il momento di romperla con l’Austria e con la Germania e di unirsi alla Francia e alla Russia. » Anche in Inghilterra tutto ciò produsse un’impressione enorme, e il Times, in un lungo e cordiale articolo dedicato alle cose ita-