— 38 — rettificazione di confine. Naturalmente tali proposte non furono accettate e, il 26 dello stesso mese, il Gran Visir chiudeva ogni ulteriore discussione. Tre giorni prima, l’ambasciata russa aveva lasciata Costantinopoli e il 24, da Kisceneff, lo Czar avea pubblicato il manifesto della guerra, nel quale ribadiva il concetto di voler agire indipendentemente dalle altre Potenze, essendo riusciti vani gli sforzi pacifici da lui fatti per due anni consecutivi, per indurre la Porta a riforme che potessero preservare i cristiani della Bosnia, della Erzegovina e della Bulgaria dall’ arbitrio delle autorità locali. Nello stesso giorno, in seguito a convenzione già stipulata il 16 aprile col governo di Bukarest, l’esercito russo varcava da una parte la frontiera della Rumania, e dall’altra quella del Cancaso. L’indomani la Porta protestava alle Potenze, poiché la Russia avea dichiarata la guerra ed iniziate le ostilità, senza ricorrere alla mediazione, di cui le facea obbligo l’art. 8 del Trattato del 1856, e lord Derby, alla circolare del principe Gortciakoff, che comunicava la dichiarazione di guerra, rispondeva con dispaccio assai vibrato del 1° maggio, diretto all’ ambasciatore inglese di Pietroburgo, per mezzo del quale manifestava, fra 1’ altro, il rincrescimento e la formale disapprovazione del Governo inglese per l’iniziativa bellicosa, che metteva la Russia fuori del Concerto europeo, sia perchè in contravenzione col trattato di Parig-i, che garentiva l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’impero ottomano, sia con quanto era stato sancito nella dichiarazione che seguì le conferenze di Londra del 1871, che proclamava esser principio essenziale del diritto delle genti il non potersi alcuna Potenza sottrarre agl’ impegni d’un trattato, nè modificarne le stipulazioni, senza il consenso delle parti contraenti, mediante un accordo amichevole. Gl’interessi dell’ Inghilterra nella Questione Orientale furono precisati nella lettera che, addì 6 maggio, lord Derby indirizzava al conte SciuvalofF, ambasciatore russo a Londra, dalla quale tra le altre cose, rilevasi che il Governo inglese fondava sulla dichiarazione fatta dallo Czar a Livadia, quando, sulla sua parola d’onore, proclamava di non avere affatto l’intenzione d’impossessarsi di Costantinopoli, e di limitarsi ad una provvisoria occupazione d’una parte della Bulgaria, se vi fosse stato astretto dalla necessità. Tale dichiarazione veniva confermata nella risposta del conte Gortciakoff, comunicata addì 8 giugno, nella quale diceasi che l’acquisto di Costantinopoli era fuori delle mire del Governo dello Czar, e che, in ogni caso, la sorte di quella capitale era questione d’ interesse comune, che non potea esser regolata che da un accordo generale, e che, se il possesso di essa dovesse esser posto in questione, tale possesso non potrebbe appartenere ad alcuna delle Potenze d’Europa. Gl’interessi austriaci sono specificati in un articolo della Gaz-