- 322 - si rendono colpevoli e contravvengono ai dettami della giustizia... Bisogna che gli Albanesi vivano in pace coi loro vicini, e che ne riconoscano i diritti, sempre che cotesti vicini non abbiano cattive intenzioni per il popolo nostro. Gli Albanesi intendono domandare alle Potenze di Europa che venga attuata quella parte del Trattato di Berlino che li riguarda, ma con talune modificazioni richieste dal tempo presente e dai bisogni del nostro paese. Il Popolo Albanese conosce la propria condizione e dice che è attraversato sul cammino deH’incivilimento; ma per essere il popolo più antico dell’Europa, nutre speranza di meritare 1’ affetto del mondo civile e domanda di essere compreso nella cerchia dei paesi civili dell’Europa, tanto. a causa della sua antichità, quanto per l’importanza che gli viene dalla propria situazione geografica. Le classi dirigenti della Ghegheria e della Toskeria , come pure gli altri Albanesi che hanno ascendente sul popolo, si rivolgeranno al Sultano ed ai Gabinetti delle Grandi Potenze, per domandare per l’Albania un’amministrazione capace di mantenere la presente condizione di cose e di rafforzare il prestigio del governo. Gli Albanesi, per provare che le loro intenzioni non sono contrarie all’unità dell’impero, all'integrità del medesimo e alla tranquillità dell’Europa orientale, ma che essi mirano invece a conservare soltanto la propria nazionalità e a far noto al mondo che veramente esiste un Popolo Albanese, del tutto differente dai popoli finitimi, e ad assicurare la vita politica del paese nel presente e nell’avvenire, solleciteranno l'aiuto dei giornali d’Europa e fonderanno dei giornali propri in albanese e in turco. » Cogliendo forse l’occasione che, ai maligni e a quelli di corta mente, ben possono offrire alcune frasi a bella posta adoperate, con molto tatto, e certi atteggiamenti dati al pensiero, con meditato e provvido artificio, per non suscitare delle diffidenze tanto possibili quanto nocive, e per non dar modo agli astuti nemici di speculare sulla semplicità e sulla buona fede di chi, privo di cultura, assai facilmente si può lasciar trascinare in errore; qualche rettile vile, acciecato dall’invidia e da altre deplerevoli e vergognose cause, uon si è peritato d’insinuare che Ismail Kemal Bey, in fondo in fondo, non è che un politicante turco, il quale altro non brama che il rafforzamento della Turchia in Europa; e ciò senza pure tener conto dell’ingiusta condanna a morte di cui egli è stato onorato da Abdul-Hamid! Qualcuno ha osato dire, con molto veleno, che egli altro non ha saputo fare per l’Albania che recarsi in Grecia, per fini egoistici, quasi che egli, ove fosse stato davvero così spregevole, non avrebbe potuto, senza alcun pericolo e con estrema facilità, provvedere, non solo al proprio benessere personale, ma anche soddisfare qualunque capriccio e qualunque ambizione restando in Turchia, anzicchè peregrinando lontano dai suoi cari, di qua e di là, per fino nella Grecia, la quale certamente non può esser ritenuta nè