— 373 — della Macedonia e dell’Albania in generale, affinchè non corresse pericolo l’opera sua di propaganda e di diffusione d’influenza, che durava da un ventennio. Il giorno 9 aprile, il Piccolo di Trieste annunziava che era intervenuto un segreto accordo fra i capi Albanesi e Macedoni, nell’intento di creare uno stato indipendente, sotto il governo d’un Re scelto tra le famiglie regnanti d’Europa e preferibilmente di un Principe di Casa Savoja, e l’Information assicurava che l’Albania era pronta ad entrare in campagna, per la conquista dell’indipendenza; che i Comitati locali, aiutati dall’ estero, erano riusciti a fare una superba organizzazione delle giovani forze albanesi; che tutti gii Albanesi, dai 18 ai 50 anni, si erano iscritti nelle rispettive bandiere e, armati di fucili moderni, ogni domenica prendevano parte alle esercitazioni militari, specie nelle regioni montuose e nei punti strategici, in attesa della parola d’ordine, che avrebbe fatto insorgere in poche ore ben centomila uomini impazienti di combattere. Da Corfù si faceva sapere che già nella costa albanese avvenivano conflitti sanguinosi coi gendarmi turchi e che la rivolta generale era imminente; da Londra si affermava la stessa cosa e assicura vasi che in varie città nemmeno i comandanti militari potevano avventurarsi fuori della loro residenza, senza correre sicuro rischio d’esser trucidati per le vie; tanto che i konak erano stati trasformati in vere fortezze , per tutelare la vita delle autorità che vi aveano stanza; e da Ragusa si telegrafava che gli Albanesi d’Italia .erano intenzionati di promuovere un movimento insurrezionale in Albania, con la cooperazione di Ricciotti Garibaldi, pronto ad organizzare una spedizione, che però sarebbe stata avversata e combattuta energicamente dall’ Austria. Si susurrò che a questa nuova agitazione non era estranea l’Italia; che i Garibaldini sarebbero partiti improvvisamente da Bari, ad istigazione del Principe Nicola, e forse anche della Russia, per dar fuoco alle polveri; che il Montenegro faceva perciò degi’imponenti preparativi militari, e non so che altro le fucine austriache misero fuori. Certo è che, malgrado le smentite di fonte turca, tendenti a far credere che 1’ agitazione albanese non avea alcun carattere politico, a Costantinopoli non erano gran fatto tranquilli, come non lo erano nemmeno le varie cancellerie delle Potenze interessate. In considerazione di tali fatti, che per altro non poco venivano esagerati dalla fantasia dei giornali, la Patria di Roma, ben a proposito scriveva: « L’agitazione dei rifugiati Albanesi in Europa cresce e procede di pari passo col movimento rivoluzionario che la popolazione albanese conduce sul suo territorio, che Abdul Hamid cerca di reprimere con la sola violenza, senza promettere nemmeno alcuna di quelle riforme che il popolo albanese, come tutti i popoli soggetti al governo ottomano, ha diritto di recla-