— 129 — che se dovessero deliberare di restar sotto la sovranità del Sultano, con sicure garenzie di poter fruire di una piena libertà. » Una politica in apparenza simile, sebbene non inspirata da rag-ioni e da scopi simili, iniziava allora anche l’Austria-Ungheria, ed il 14 giugno 1869, il Presidente del Consiglio dei Ministri a Pest, in seguito ad un’ interpellanza relativa agli armamenti destinati , alla conquista della Bosnia e di qualche altra provìncia limitrofa, rispondeva con queste parole : « L’Austria e l’Ungheria vogliono il mantenimento della pace in Oriente, ed una politica di non intervento; però bisogna che questa politica abbia fine, se altre Potenze non vorranno seguirla. » A dir vero l’opposizione austriaca contro le mire russe, durante la guerra d’ oriente e dopo il Trattato di S. Stefano, fu assai tiepida rispetto a quella dell’Inghilterra; ma ciò dipese dal fatto che la Russia aveva promesso all’ Italia degli aiuti per la conquista dei suoi naturali confini orientali, caso mai 1’ Austria si fosse opposta con le armi alla sua azione; nello stesso tempo che prometteva al gabinetto di Vienna la Bosnia e l’Erzegovina, quando si fosse fatta la divisione delle spoglie turche ; se esso non avesse creato ostacoli alla Russia; come di fatto avvenne, ad onta del famoso detto « g-iù le mani ! » di Gladstone. Così 1’ Austria, senza colpo ferire, realizzava un grande progresso nel suo cammino verso il mezzodì, ed entrava in un’altra fase di que 11'inorientamento, di cui oggi tanto si parla, e che costituisce uno degli ostacoli più seri e fino ad un certo punto insormontabili contro il panslavismo russo; per quanto essa, come disse di recente VArbeiter Zeitung, mancando la solidarieià e la comunanza d’ interessi fra i diversi ed avversi popoli che la costituiscono , si riduca ad essere un grande organismo meccanico, che non ha nè il carattere, nè la missione d’una grande potenza. Già ancor prima di succedere al dominio veneto nella Dalmazia, l’Austria avea più volte tentato di esercitare sull’Albania la sua influenza più o meno diretta, eppur sempre deleteria, come si è veduto a proposito della ribellione di Mahmud di Skodra. Da allora non tralasciò mai la sua campag’na d’insidie e di lusinghe d’ ogni maniera, pur avendo più volte, per dolorosa esperienza, dovuto riconoscere la non dubbia avversione degli Shkiptari di sottomettersi a nuovi padroni. Maria Teresa, dopo Giuseppe II, con le mene politiche e ancor più con l’impostura religiosa, tentò di fomentare una rivoluzione generale degli Albanesi contro i Turchi; ma con esito negativo; perchè i più compresero come qualunque movimento avrebbe solo fatto cambiar nome al tiranno; mentre i pochi illusi che, malgrado 1’ opposizione degli Skutarini, eransi levati in armi, presto dovettero accorgersi della crudele ingratitudine della imperiale istigatrice, che, appena conchiusa la pace di Costantinopoli, non esitò'ad abbandonare gl’insorti alle vendette ottomane. 17