— 190 — le questioni pendenti in Europa sono molte e gravi e non è im probabile che qualcuna di esse determini uno scambio d’idee fra i due Sovrani ; ma ciò non autorizza in alcun modo il sospetto che dal colloquio di Berlino possa essere modificata in qualche sua parte l’attuale situazione europea. » Quindi egli , affrontando la questione albanese e pur conservando ancora qualche leggera traccia dell’antico filellenismo, da parecchio tempo affievolito in lui in grado oltremodo sensibile, aggiungeva : « A che temere dell’Austria ? Essa ha già, troppe ragioni d’imbarazzo e troppe difficoltà intestine, per non dovere usare della maggiore prudenza e circospezione nella soluzione della questione balkanica. L’ elemento slavo oggigiorno ha preso il sopravvento nell’ Impero poliglotta; ma esso dovrà contenere e comprimere le sue larghissime aspirazioni, una rivendicazione delle quali sarebbe più. che sufficienle ad indurre la Russia, che è essenzialmente slava , a rompere in guerra con la monarchia austro-ungarica. In questi ultimi tempi si è asserito , con molta leggerezza , che la diplomazia viennese meditava l’occupazione dell’Albania. L’asserzione è delle più singolari. L’Albania non è slava, è una nazione che ha una personalità propria, che ha lingua ed usi a sè, ricordanti all’evidenza le origini pelasgiche. Così essendo, si comprenderebbe che, accogliendo un lungo ed antico voto, si consentisse all’Albania di proclamare la sua indipendenza; ma sarebbe gravissimo errore pretendere d’incorporarla con i paesi slavi d’Europa. L’ Albania fu quella che più d’ogni altra terra resistette alle occupazioni turche. E se al secolo XV, dopo la morte di Giorg-io Castriota, vinta, dovette subire il giogo ottomano, essa non fu mai doma, e molti preferirono l’emigrazione nell’Italia meridionale ed in Sicilia. Ma la fez rea natura di questa razza non degenerò per volger di tempo, ed in questo secolo fu l’Albania la prima ad insorgere vigorosamente. Albanesi sono, in fatti, le più nobili figure degli eroi che illustrarono il risorgimento ellenico, e se la Grecia avesso avuto virtù di assimilazione, queste popolazioni, che tanti punti di contatto avevano con essa, per aspirazioni politiche e per fede religiosa, oggi forse farebbero parte della Grecia. Concedere oggi l’annessione dell’Albania all’Austria, non sarebbe un vantaggio per questo impero, e sarebbe invece un danno incalcolabile per 1 Italia, che vedrebbe così cancellata e per sempre ogni traccia di sua influenza neH’Adriatico. Tanta offesa alle nostre ragioni, ai nostri diritti, che una gloriosa, secolare tradizione consacra, non sarà compiuta. L’Albania ha in sè gli elementi per uno stato autonomo, meglio che non li avessero Serbia e Bulgaria, e consentendole uguale autonomia di governo, l’Europa compirebbe opera civile. Le relazioni d’intima e cordiale amicizia coltivate, per ben cinque secoli, la rendono più affine a noi che non all’ impero austriaco, dove 1’ an-