— 158 — garia, capace, per virtù, moscovita, di trattenere l’avanzarsi degli avversarli della Russia nei Balkani; il che del resto non esclude che al Governo di Sofìa non arridesse forse allora 1’ idea di far diventare il Principato una specie di Piemonte Balcanico, e che esso per tanto non si adoperasse di metterlo nella condizione di poter cogliere il momento opportuno nella situazione internazionale e di profittarne energicamente. Ciò naturalmente suscitò le diffidenze e la reazione dell’Austria, e se ne ebbe una prova, fra le tante, nelle feste per l’inaugurazione del Canale delle porte di ferro, ad assistere alle quali non fu invitato il Principe Ferdinando; mentre, dalle calorose dimostrazioni di stima e di reciproca amicizia, fra l’imperatore Francesco Giuseppe e il Re Carlo di Rumania, si desunse la convinzione che cordiali ed ottimi sotto ogni riguardo erano i rapporti esistenti fra l’Austria e la Rumania e che la migliore fosse quindi la posizione di questa di fronte alla Triplice Alleanza. Anche il Re Alessandro di Serbia era intervenuto al convegno di Orsova, e perciò si credette per un momento che il Gabinetto di Belgrado, presieduto dal Nowakowich, capo del partito russofilo, direttamente ispirato dalla Regina Natalia, fosse abbastanza scosso; per quanto godesse tutte le simpatie della popolazione, in generale antiaustriaca. Ma subito dopo, con grande meraviglia di tutti, si sparse la notizia che la Russia avea regalato alla Serbia 120 mila fucili ; onde parve che questa, dall’indirizzo politico del Governo, fosse condotta sulla via dell’influenza russa; ancor più che Simic, ambasciatore serbo a Vienna, interrogato in proposito, non diede che risposte evasive, pur assicurando che non si trattava per nulla di una manifestazione di natura bellicosa, nè di un fatto recente. Il 1896, secondo i giornali europei e russi in ispecie, si chiudeva autorizzando le peggiori previsioni per l’avvenire, special-mente avuto riguardo alla situazione orientale che, non a torto, veniva dipinta con i più foschi colori. « La flotta degli stazionari concentrata a Costantinopoli, scriveva la Novosti in occasione del Capo d’anno ortodosso del 1897, è un grande pericolo che facilmente può condurre ad una guerra immane. Le riforme, proposte dalle Potenze alla Turchia, incontrano vive obbiezioni da parte di coloro che le devono attuare. Ciò fa prevedere che non verranno mai poste ad effetto, se non si adopererà la forza. Prima di far ciò, le Potenze devono preparare il terreno ; perchè il più lieve errore di calcolo, riguardo alla portata delle misure preparatorie, potrebbe trascinare, prima di ogni altra la Russia, ad una nuova guerra con la Turchia. Essendo la situazione quanto mai oscura, si deve mantenere il pieno accordo fra le Grandi Potenze. Soltanto a questo patto la Turchia cederà e cesserà dalla politica temporeggiatrice ed infida ». Quel che fosse avvenuto nel periodo che precedette la guerra