— 331 — dalle voci d’irruzioni di bande serbe nel loro territorio, alla fine di aprile, incendiavano il villaggio di Privdorizza, dopo un sanguinoso combattimento; alla metà di maggio, attaccavano al confine e in parte uccidevano alcuni soldati serbi, provocando le rimostranze del Governo di Belgrado a Costantinopoli; nel mese di giugno, nei pressi di Mitrovizza e in tutto il sangiaccato di Novi-Bazar, bruciavano parecchi villaggi e costringevano gii abitanti che fossero serbi a fuggire sulle montagne, o verso la frontiera, dove il Governo serbo, ad ogni buon fine, per deliberato del consiglio dei Ministri, del giorno 18, avea mandati numerosi rinforzi, che non tardavano però ad avere degli urti gravi con gli Albanesi; tanto che il Re Alessandro si credeva nella necessità di scrivere di suo pugno una lettera di protesta, che Gruic presentava al Sultano il giorno 4 luglio; malgrado che la Porta avesse di già ordinato che tutte le forze ottomane del distretto di Kossovo si concentrassero a Novi Bazar, per mettere termine ai disordini, nello stesso tempo che il Governo austriaco provvedeva affinchè la guarnigione di Serajevo marciasse verso il confine meridionale della Bosnia. Ad onta di tutto ciò, altri villaggi venivano sacchegginti e gli abitanti serbi messi in fuga, come a Kolashin, dove recavasi il Console russo di Uslcyp, per ordine superiore, a fine di eseguire un’inchiesta, e dove già, per lo scopo medesimo, trovavasi quello serbo Prishtina, prima che Sulleyman pascià giungesse a Mitrovizza per ristabilire l’ordine. Il giorno 23 la Politische Corresponclenz pubblicava un rapporto da Uskyp, in cui si dichiaravano esagerate tutte le precedenti notizie; ma la stampa russa, senza alcun giro di frasi, come pure quella di Belgrado, accusava l’Austria d’istigare gli Albanesi contro i Serbi e la Novoje Vremja non si asteneva dal rilevare come tutti i funzionari turchi di quei luoghi fossero venduti all’Austria; mentre le rimostranze e i lagni di Sawa Gruic presso il Sultano ricevevano un forte appoggio da parte del Zinowieff, che perciò provocava il malcontento della stampa inglese. Nello stesso tempo avvenivano altri incidenti di frontiera con montenegrini, al più grave dei quali il Piccolo di Trieste, secondo una lunga corrispondenza da Cettigne, attribuiva addirittura ca rattere politico, dicendolo dovuto alle istigazioni di agenti stranieri, i quali, non solo davano ad intendere a quelli di buona fede come il Montenegro, aiutato segretamente da una grande Potenza, meditasse d’impadronirsi dei territori vicini, ma riuscivano perfino a trarre in inganno anche la Porta, che, dopo d’averne avvertito il corpo diplomatico residente a Cettigne, ordinava che la guardia al confine fosse straordinariamente accresciuta. Altre notizie da Cettigne, come veniva telegrafato da Vienna, confermando la gravità del movimento degli Albanesi, concentratisi in grosse bande di circa mille e trecento uomini alla frontiera, dichiaravano apertamente che la causa di ciò non era la questione