- 478 - lista, cioè che la Russia non aveva rinunziato al missione che si era imposta di liberare gii slavi e i cristiani tutti che ancora gemevano sotto il giogo dei turchi. Né la Porta nè il Sultano, in fine, potevano essere stolti così da non sapere che, dopo l’assassinio del Re Alessandro, allo scopo di attirare una buona volta la Serbia nell’orbita propria; di togliere ogni speranza di futuri ingrandimenti alla Bulgaria e di accrescere ancor più i malumori fra i due piccoli Stati slavi, la Russia adoperavasi a far riconoscere ufficialmente la nazionalità serba in Macedonia, aveva imposto al governo di Sofia lo scioglimento di tutti i Comitati esistenti nell’interno del Principato e le consecutive misure energiche in danno dei nazionalisti e dei rifugiati bulgaro-macedoni, per determinare questi ultimi a trasportare il centro dell’ organizzazione rivoluzionaria a Belgrado; tanto che l’Austria, per impedire ciò, e per tenere occupato in ben altre faccende il Re Pietro, si era affrettata a ordire nuovi intrig-hi, nuovi disordini, nuove cospirazioni militari e forse qualche nuovo regicidio nel vicino regno abbastanza turbato e sconvolto ancora. Perciò Abul Hamid, il giorno 20 settembre, esprimeva al conte Zinowieff il suo rammarico per gli eccessi commessi dalle truppe turche ; assicuravalo che i colpevoli sarebbero stati severamente puniti, e con un tal passo autorizzava indirettamente i giornali inglesi a render noto, il giorno dopo, che nei circoli diplomatici e ufficiali di Londra non si considerava più come imminente una guerra turco-bulgara, non tanto perchè la Bulgaria non vi fosse preparata, quanto perchè la Turchia non ne avrebbe guadagnato nulla, ed anche perchè, secondo il Daily Telegrafili, la Sublime Porta avea già riconosciuto che il g-overno bulgaro faceva lealmente ogmi sforzo per non dar motivo ad un conflitto. Così, il giorno 24 , un iradé imperiale contenente un nuovo progetto di riforme da applicarsi nei vilajets di Uskyp , di Mo-nastir, di Salonicco e di Adrianopoli, veniva reso di pubblica ragione e l’alto commisario ottomano a Sofia, nel darne notizia immediata al governo bulgaro, aggiungeva che Hilmi pascià aveva ricevuto ordine di abbandonare le misure di repressione contro i bulgaro-macedoni; che era imminente la costituzione di commissioni miste, formate dai rappresentanti delle varie nazionalità, coll’incarico di escogitare i modi più adatti per l’applicazione di tal progetto e di fare anche delle nuove proposte, e che le autorità civili e militari avevano avuto ordini relativi alla ri-costruzione dei villaggi distrutti, al rimpatrio degli emigrati e dei fug-gitivi, ai sensi delle domande che erano state già presentate da Natchovich. Il g'overno bulgaro però, pur prendendo atto di tali comunicazioni, per altro generiche abbastanza, e che parvero dovute allo scopo di guadagnar tempo per recare a termine i preparativi militari, ordinava la chiamata sotto le armi di trenta mila ri-