— 117 — a Sezir Bey, ad Ulema Hassan effendi e alla presenza deg’li alti dignitari della Corte, di esser sempre pronti a sostenere con tutti i mezzi i diritti della loro Nazione, a difendere contro tutti l’integrità dell’ Albania e ad opporsi con la violenza alle mire di espansione dei popoli vicini. L’occasione di mantenere la parola si offerse loro subito, dalla parte del Montenegro, nel mese di giugno dello stesso anno. Da molto tempo, si assicurava da fonte austriaca, il Governo del Principato avea messo l’occhio sopra un gruppo di villaggi, di cui è capoluogo Berana, e per mezzo di suoi ag’enti ed emissari, aveva tentato più volte di far credere a quella popolazione che essa è di nazionalità serba; ma sempre indarno. Quantunque durante la guerra turco-russa quei di Berana si fossero anch’essi sollevati contro l’odiato e tradizionale nemico; pure il Montenegro non avea mai fatto pubblicare per i giornali d’ Europa che essi fossero slavi; ma contentavasi solo di far sapere che i capi di quelle tribù albanesi recavansi di continuo in deputazione presso il Principe, perchè volesse dare ascolto alle loro preghiere, annettendo quei territori al suo principato. Ma poco prima dell’epoca di cui trattiamo, s’incominciò dai soliti scribi imprudenti a mettere in giro la recisa affermazione che gli abitatori di Berana e dei circostanti villaggi erano fieri dello loro nazionalità serba; che, lasciati in balia di feroci e sanguinarie tribù amante, guardavano sempre al Principe Nicola come all’unica speme loro lasciata da Dio ; che non cessavano mai dall’inviare a lui deputazioni per invocare la propria liberazione ; credendo nella loro semplicità che a lui fosse lecito di mutare i confini degli Stati a suo piacimento, e finalmente che egli li avea consigliati sempre d’aver pazienza e di fidare in lui. Poco dopo i giornali di buona fede pubblicavano la seguente corrispondenza, scritta in base alle più strane esagerazioni e alle notizie più inverosimili, raccolte senza alcun lume della critica più elementare : « Il giorno 14 giugno, due fanciulle cristiane di Berana, mentre tranquillamente stavano a pascolare il loro gregge, furono attorniate da una banda di Arnauti musulmani, che dopo d’aver fatto di loro scempio, sfogando le più malnate voglie, le rinviarono al paese, senza il gregge, che frattanto si era fatto sparire. A tale nuova a Berana e nei dintorni echeggiò tremendo il grido della vendetta, e in inen che non si dica, una turba di Vasojevici andò in cerca dei predoni arnauti, e trovatili, li fece a pezzi. Le campane dei villaggi suonarono a stormo. La rivolta in poche ore avea preso sviluppo. Circa settemila cristiani furono in due giorni in armi; ma che potevano fare contro più di ventimila Albanesi fattisi loro incontro da ogni banda ? Sanguinosi combattimenti s’impegnarono ovunque; i Vasojevici si sbandarono verso il nostro confine, che pure venne invaso da orde arnaute; le quali, come