— 229 — razione, di protestare contro gl’intrighi e contro le insidie dei nemici che vogliono partirsela. Hanno osato proclamare che siamo già diventati estranei ad essa noi che, dopo quattro secoli, non abbiamo saputo, nè voluto, nè potuto acclimarci del tutto in queste regioni amiche, dove, pur essendo circondati di rispetto e di affettuosa stima, siamo sempre riconosciuti di origine straniera; noi che, esempio luminoso della tenacia e del patriottismo albanese, conserviamo ancora la ling’ua, i riti , le costumanze dei nostri padri; noi che per i primi abbiamo tentato, e non senza raggiungere in gran parte il fine, di sollevare a letteraria dignità l’idioma nazionale e di richiamare su di esso l'attenzione dei dotti. Si è detto, in fine , che quattro secoli di vita affatto differente, la diversità del clima, ragioni di matrimonio , un definitivo e reciproco oblio hanno finito per corrompere la nostra lingua e per renderci del tutto diversi dai nostri fratelli e del tutto stranieri alla nostra Madre Patria ; mentre è notorio che nelle nostre colonie si mena una vita affatto diversa di quella dei vicini comuni italiani ; che i matrimoni con gli stranieri sono rari abbastanza e generalmente sfuggiti; che la posizione topografica e il clima dei nostri paesi non differiscono gran fatto da quelli dei luoghi dai nostri avi abbandonati, non per capriccio, nè per vigliaccheria; che da noi non si parla altra lingua che 1’ albanese; senza dire che, per non interrotta tradizione, conserviamo ancorale canzoni nazionali del periodo eroico della nostra storia, come pure le leggende, le novelle, le superstizioni, le usanze e le credenze popolari che, in epoche assai recenti, vigevano ancora in Albania; e finalmente che noi non- abbiamo mai dimenticati i nostri cari che gemono e fremono sotto la tirannia musulmana. Delle insinuazioni che vorrebbero tendere a discreditarci , nel senso che l’Italia si valga di noi per sue ipotetiche e fantastiche mire sull’altra riva dell’Adriatico, e che per tanto ci accarezza e blandisce, non vale la pena di occuparci a lungo; poiché da per sè manifestano l’insidiosa perfidia di chi le inventa e di chi le divulga, sol che si pensi come il programma per il quale da tanti e tanti anni combattiamo si racchiuda nella formula « Albania degli Albanesi » , e come l’Italia, per quegli stessi principii che hanno avuta la forza di costituirla a Nazione libera e indipendente, non sogni e non possa aver mai sognato d’accampar pretese di sorta sopra territorii d’ Europa che non siano abitati da popoli che le appartengono per diritto storico , per lingua , per sangue e per secolari aspirazioni. Eppure i nemici dell’Italia affermano che, giovandosi delle antiche simpatie e degl’interessi comuni che legano il popolo italiano a quello albanese , essa, fin dal primo momento della sua unificazione, abbia iniziata la sua propaganda politica in Albania, quantunque poi non si sappia dire in fondo in fondo nè in che cosa una tale propaganda consista, nè come si esplichi; per quanto