— 323 — disposta uè atta ad accontentare chi il Sultano, che è quanto dire, non ha potuto tenere a sè ligio ed avvinto con grandi onori e con grandi ricchezze. Ma noi non intendiamo di assurgere a difensori di chi non ha bisogno di alcuna difesa, e tanto meno di giustificare i possibili errori che avrà potuto commettere chi, mirando alla realizzazione di un grande ideale, in tutta una vita fortunosa, densa di fatti, e quindi veramente vissuta, ben avrà potuto talora dare una certa preferenza a qualche mezzo poco adatto, per quanto non del tutto vano, per raggiungere il nobile fine. Non intendiamo nemmeno di additare al pubblico disprezzo chi, rivelandosi da per se stesso spregevole, se pur v’ha chi di lui si accorga, dimentica volentieri i meriti che adornano gii uomini illustri, per metterne in rilievo , non diciamo i difetti, di cui per altro nessuno può proclamarsi esente, ma anche i possibili errori; credendo così incautamente di togliersi davanti delle grandi ombre che impediscono agli occhi volgari la percezione della propria immonda vanità che vorrebbe parere persona. Ma non possiamo esimerci dal dovere di riportar qui tradotto per intero una specie di programma d’azione civile, poco dopo da lui pubblicato in albanese, nel quale, date le condizioni politiche dell’Europa, traccia con grande semplicità la via da seg’uire e lascia intravedere abbastanza chiaramente i mezzi ultimi da adoperare, per raggiungere il fine dell’indipendenza dell’Albania; senza riccorrere alle vacue declamazioni di certi predicatori da strappazzo e di certi patriottardi, che per lo più non hanno nulla di comune con gii Albanesi, che sempre disconoscono del tutto le vere condizioni dell’Albania, e che, a costo di suscitare l’ilarità, se non l’indignazione altrui, per miracolo non hanno la faccia tosta di sostenere il diritto degli Albanesi magari su Costantinopoli; mentre, sebbene indarno, ad altro non mirano che a creare dovunque dei nemici all’Albania: « Il fine che i giornali nazionali devono proporsi è quello di aprir gli occhi degli Albanesi di ogni provincia e di ogni religione, di svegliarli e di dimostrar loro i pericoli che li circondano e che, di giorno in giorno, diventano sempre più minacciosi e gravi. Noi non vogliamo nè torbidi, nè rivolte, e tanto meno vogliamo che sia turbata la pace dei popoli che vivono nella penisola illirica. Solo desideriamo e con tutto il cuore cerchiamo l’unione e l’unità della nostra razza albanese, il suo progresso intellettuale ed economico, a fine di diventar forti abbastanza, per opporci a chi intende calpestar noi e tutti quegli altri popoli che noi abbiamo interesse che vivano, perchè la loro esistenza sostiene anche la nostra Per progredire nella via della civiltà, abbiamo bisogno d'imparare* quindi ne viene la necessità di aprir scuole nazionali per tutta ì’ Albania, affinchè la lingua albanese si propaghi e ven°'a letta in ogni luogo. Questa necessità delle scuole è la prima delle riforme che siamo in dovere di chiedere. È impossibile che