— 403 — ne andò via, egli fu, di notte, arrestato e, dopo qualche tempo, si seppe che era stato ucciso nel carcere di Sinapi. Tutta la proprietà della Teké, campi, fondi, mulini, botteghe ed altro , ammontava a circa ventimila lire turche; eppure fu messa in vendita per sole ottocento lire ! Allora uno dei principali signori di quella regione, Malik Bey da Frashri, affinchè un furto sì enorme non rimanesse nascosto, ne aumentò il prezzo per oltre quattro mila lire turche in una sola volta. Ma gl’interessati, essendo la cosa diventata pubblica, e volendo essi tenerla segreta ad ogrni costo, tentarono di arrestare Malik Bey, per mandarlo in esilio. Egli però potè sfuggire alle loro mani, e recatosi a Costantinopoli, ricorse alla Sublime Porta e presentò un suo, memoriale in cui esponeva tutta la faccenda. Dopo di avere constatato , per mezzo di suoi agenti, che il Bey aveva esposta tutta la verità, la Porta, dopo sei mesi, ne riferì al Sultano, proponendo che il Yalì e tutti i suoi compagni fossero sottoposti a giudizio, e Malik Bey, ricolmo di lodi per il bene che avea fatto, ottenne il permesso di ritornare a casa. Ma il ladro di Janina, cioè il Yalì, mandò il Bimbash di Argirocastro, con molti soldati, e il Kajma-kan di Premeti ad arrestare Malik Bey e per averlo così in suo potere. Costui però venne a sapere ogni cosa a tempo, e se ne fuggì; e siccome era disposto a recarsi di nuovo a Costantinopoli, il Yalì ladro gli fece intercettare tutte le vie. Malik Bey ritirossi in un kaza di Monastir che si chiama Kogiagni, e di là telegrafò al Sultano e alla Porta in questi termini : — A Costantinopoli io fui riconosciuto innocente e invece fu dimostrato che il Vali ed i suoi compari sono ladri; donde la necessità di punire il ladro, secondo la legge, e in base alle constatazioni della Sublime Porta. Ora il ladro mi perseguita e cerca di danneggiarmi, come ha fatto con altri. Ma essendosi provate le sue malvagie azioni, come risulta dalle scritture che, ancor fresche, il Sultano ha nelle sue mani, io vi prego che vogliate tutelarmi la vita e facilitare la mia venuta a Costantinopoli. — La Sublime Porta , a sua volta, attendeva che il Sultano ordinasse la destituzione del Vali, ma quando giunse il telegramma ora riportato, tutti i grandi consiglieri adiraronsi e presentarono rapporti più gravi al Sultano. Abdul - Hamid li buttò là dove suole buttare sempre gli scritti della Porta , poiché egli ben sa che razza di uomini abbia preposti alle cariche e che razza d’immondi sciacalli siano i Vali, che perciò non provano alcun timore. Malik Bey allora, accortosi che il Sultano non suole ignorare tutte le infamie e tutte le ruberie che si commettono, se ne andò in Grecia, a scanso di peggio. Allora Hamid, ad evitare qualche grave conseguenza, ordinò a Refat Bey, che tino ad oggi è il Ministro della Turchia in Atene, di chiamare Malik Bey e di fargli sapere che egli perdonavagli la colpa e che perciò andasse a Costantinopoii. Malik Bey rispose al Minist.ro dicendo : Quale colpa vuole condonarmi il Sultano ?