— 250 — dei missionari; sussidia vescovi e parroci, fabbrica e restaura chiese, ed esercita ovunque, sino nei villaggi più reconditi, nelle più lontane gole del Drin , la sua influenza religiosa. E i frutti che raccoglie sono pari alla sua operosità, tanto che ormai credo che non vi sia più parrocchia in tutta la parte cattolica dell’Albania, dove, al posto d'onore e con non dissimulata ostentazione, non si veda il ritratto di Francesco Giuseppe. Nei paesi non cattolici poi l'Austria, adattando i mezzi all’ambiente, e non potendo fare una politica cristiana, perchè ivi i cristiani sono ortodossi, fa una politica musulmana; ed anche qui raccoglie frutti non dissimili da quelli che raccoglie nei paesi cattolici. Ne indicherò uno solo che è caratteristico: i più ricchi bey di quelle regioni non mandano più i loro Agii (è bene che si sappia) a Costantinopoli od in Italia; li mandano nei collegi più aristocratici di Vienna. Dopo quello che ho esposto, ho appena bisogno di formulare la domanda che ho annunziata. Crede l’onorevole ministro che questi procedimenti siano conciliabili con le dichiarazioni fatte a Roma ed a Vienna, concernenti il mantenimento dello statu qtw'ì Un’altra domanda debbo fare. Lo statu quo va bene, ma è precario, e poi ? Dato che in Albania si manifesti uno di questi motivi cui ho accennato, alloro quid agendnm ? In questo caso che cosa farebbe l’Austria, che cosa farebbe l’Italia? Io non pretendo che il ministro, a questa seconda domanda , dia una risposta come certamente darà alla prima; ma non gli dispiaccia se gli dichiaro che l’accordo per il mantenimento dello statu quo vale poco, se non sia completato con un altro accordo, quello cioè concernente l’assetto definitivo delle cose di Albania; e quale questo assetto possa e debba essere, non ho bisogno di dire, dopo le cose che ho esposte alla Camera. » Sorse quindi a parlare l’onorevole De Marinis , il quale aveva ! presentato il seguente ordine del giorno : « La Camera confida che il Governo, per garentire i diritti e gl’interessi dell’Italia sull’Adriatico, e per ossequio agl’ ideali cui s’ inspirò il risorgimento nazionale, sosterrà, in qualsiasi evenienza, il diritto del popolo albanese al riconoscimento della sua nazionalità nei Balkani. » Egli quindi, dopo d’aver trattato in modo magistrale l’obbietto della politica estera italiana, in rapporto all’oriente asiatico, venne a parlare di quello riguardante la questione balkanica nei termini seguenti : «..... E un’anomalia, una offesa al nostro decoro nazionale, ai nostri interessi, il ripetere il patto coll’Austria in questo momento in cui, se un conflitto aperto esiste in Europa fra due Stati, questo è tra l’Austria e l’Italia per la questione balkanica, e perchè non devono essere più un mistero per l’Italia gl’intendimeuti dell’Austria per l’Adriatico. Agli antichi rancori pel dominio austriaco su terre italiane, altre ragioni si sono aggiunte. Sono accaduti tali incidenti recentemente, che non debbono lasciare più incuranti gli Italiani e inoperoso il Governo del nostro paese. Mentre il Go-