— 43 — cliiarasse che tale provvedimento era stato consigliato dalla necessità di proteggere eventualmente i cristiani. Il 10 gennaio 1878, dopo d’ aver sofferto con eroismo un così lungo bombardamento, Antivari fu costretta ad arrendersi. Pochi giorni prima il comandante Selim pascià avea chiesto di potérsi ritirare a Scutari con armi e bagaglio; ma non essendogli stato ciò accordato, aveva respinta la capitolazione, alla quale finalmente non potè sottrarsi, perchè privo del tutto di vettovaglie. Nello stesso tempo si annunziava la caduta di Dulcigmo, dopo l’eroica resistenza dei cittadini, che ne contesero la conquista ai Montenegrini casa per casa, fino a che, scoppiato un incendio, una gran parte della città fu ridotta in cenere. Il 22 gennaio veniva bombardato il forte Grmozur e la guarnigione deponeva le armi; il 23 incominciavansi le operazioni di attacco contro le fortificazioni del lago di Scutari; il 29 gl’ invasori occupavano una posizione allo sbocco della Bojana e vi collocavano artiglierie, interrompendo ogni comunicazione con Scutari, ad assalire la quale preparavausi i Kucci, nell’atto che, in seguito a vivissimo bombardamento, si arrendeva anche la guarnigione di Lessandra. La stampa viennese incominciò allora a mostrarsi seriamente preoccupata, anche per il pericolo che correva l’intero distretto di Cattaro, che, secondo la Neue Freie Presse, sarebbe stato tagliato dal rimanente della Monarchia, diventando un 'enclave austriaca nel Montenegro, caso mai questi dovesse giungere in durevole possesso dell’ Erzegovina meridionale e di quel tratto del litorale albanese che si estende dal confine austro-turco sino alla Bojana; se pure l’ardire e le brama naturale di conquista, ingigantiti dai successi recenti, non avessero determinati i Montenegrini ad osare per fino un colpo di mano su Cattaro , su cui non cessavano di affermare che aveano dei diritti naturali da far valere presto o tardi. Ma tali preoccupazioni, a dir vero, non erano che abbastanza esagerate, malgrado le difficoltà reali che si sarebbero opposte ad un esercito austriaco, costretto, nella più disperata ipotesi, ad agire nel territorio di Cattaro, con le spalle verso il mare e con la fronte verso ripide montagne. Da canto suo la Serbia, dopo la caduta di Plewna, avea dichiarata di nuovo la guerra alla Turchia, accampando come pretesto della sua entrata in azione i maltrattamenti di cui, malgrado le reiterate proteste del suo agente a Costantinopoli, erano vittime i rifugiati politici che, dopo il protocollo di pace elei 16 febbraio, erano ritornati ai loro focolari; come pure il fatto abbastanza generico che la Porta si adoperava a compromettere la tranquillità e l’ordine interno del Principato, prestando appoggio aperto alle agitazioni di cospiratori esterni. Una nota del Governo inglese tosto rimproverò di slealtà il