— 56 — greco, e che in gran numero i volontari del paese accorreano tra le file dell’esercito liberatore. Ma essa allora avea dovuto far ritirare in fretta e furia i decimati battaglioni, sotto la prima minaccia della Turchia di fare nel Pireo uno sbarco, scongiurato appena per l’amichevole interposizione delle Potenze, a buon punto invocata, e per la energica e decisa opposizione della gran massa degli abitanti, che, a chiare note, rilevasi dalla seguente Protesta emanata dal Comitato centrale albanese. « Essendo oramai noto che il Governo di Atene avrebbe dichiarato di voler annoverare l’Epiro tra le provincie elleniche, e che alcuni dei Greci dimoranti fra noi, o venuti di recente, avrebbero per fino proclamata 1’ annessione del nostro paese al loro ; Noi, veri Albanesi e figli di veri Albanesi, protestiamo altamente innanzi a Dio ed agli uomini che l’antica Epiro, o bassa Albania, la nuova Epiro, o, media Albania, la Gheg’heria, o alta Albania, le quali fanno parte dell’antico e glorioso regno d’Epiro e d’Albania, sono tutte, ad egual titolo, dominio degli Albanesi, che le hanno possedute in ogni tempo, senza che memoria d’uomo possa additarne un altro possessore; e giuriamo sul sangue dei nostri padri e sulla invitta spada del nostro eroe Skanderbeg, che noi e i nostri figli sapremo possederle non meno gelosamente dei nostri Avi, e le possederemo fino a tanto che batterà un cuore albanese al ricordo di quella spada e di quel sangue ! Epperò facciamo appello a tutti i compatriotti, che trovan si dispersi sulla terra ospitale d’Italia, nel vasto Impero ottomano, nella Livadia e nelle isole, perché uniscano la loro voce alla nostra in questa protesta che noi innalziamo a tutte le grandi Autorità e Potenze, scongiurandole a vegliare sulla integrità della cara Patria nostra, contro le cupidigie del Governo di Atene, che, tentando di offrirci la libertà coll’annessione, cerca di rapirci il primo bene di un popolo, la Nazionalità. E a che ci servirebbe esser liberi, se non fossimo più Albanesi ? Mandiamo quindi al nostro Comitato centrale e ai nostri Comitati all’estero perchè diano la più estesa pubblicità alla presente Protesta e per la stampa locale e per i giornali. Dalle Montagne albanesi, questo dì 12 febbraio 1878 ». Il sentimentalismo e il facile entusiasmo che pervadono e infiammano gli animi generosi ed incauti, pur quando gl’interessi di chi tenta di sfruttare l’ingenuità altrui ricopre appena una leggiera vernice di simulati ideali, aveano in quei giorni determinati alcuni giovani italiani a fare uno sbarco in Epiro, insieme a pochi traditori e ad una mano di malviventi, che erano stati a bella posta messi fuori dagli ergastoli per queU’impresa. Credevano essi di dover essere accolti come liberatori delle popolazioni acrocerauniche, che artatamente dal Comitato di Corfù, presieduto dall’arcivescovo Cariatis, erano state descritte agii occhi loro come anelanti d'insorgere sotto gli auspici e all’ombra della