— 509 — e alle rappezzature degli abiti e delle scarpe dei gendarmi ; se si compiacerà di vedere sui registri quanto salario e quanti abiti, dal 1312 alla turca, quei disgraziati abbiano ricevuti fino ad oggi; se considererà perchè mai i migliori e i più onesti , dopo venti anni di servizio, siano ancora ciaush e ombash, mentre altri, in cinque, o in dieci anni, sono già diventati ysbash e ìnmbash ; se si farà ragione del perchè gli stipendi degli ufficiali elevati in grado si paghino regolarmente, mentre quelli dei subalterni non si pagano affatto; se vedrà, in fine, donde abbiano preso il denaro i primi, per comprare terreni, giardini, case ed altro. Da queste indagini egli, senza dubbio, si formerà la convinzione che i gendarmi turchi sono davvero assai buoni, se vivono in tal modo, e si fortificherà nell’ idea che il pesce incomincia a puzzare dalla testa. » Anche il corrispondente del Corriere della Sera da Costantino poli scriveva : « Quanto al comandante della gendarmeria, parecchi italiani di Costantinopoli , che passano per bene informati sulla politica orientale del nostro paese, pensano che quasi certamente, all’ appressarsi della primavera, si sarà da capo coi torbidi e che gli Albanesi se ne rifaranno. In tal caso , più che probabile , il capo della gendarmeria entrerà in conflitto con gli Arnauti e sarà obbligato a reprimere energicamente le loro agitazioni ; ciò che provocherà l’animosità dell’elemento albanese contro il generale italiano e contro la nazionalità italiana. In questo modo l’Austria-Ungheria, che nella questione albanese é la nostra avversaria naturale, ci metterebbe in una posizione ben delicata. Essa riuscirebbe ad alienarci le simpatie che gli Albanesi hanno per noi, privandoci così di uno dei più validi appoggi che i nostri interessi abbiano ancora nella penisola balkanica. » « Ad ogni modo, come ben notava la Tribuna, la nomina d’un generale italiano a capo della gendarmeria macedone, mentre correggeva un errore iniziale della politica estera italiana , offriva alla sincerità della Porta un ausilio che potrebbe riuscirle prezioso. » L’ Austria e la Russia elessero come loro agenti civili per il controllo sull’applicazione delle riforme, l’una il signor von Muller e l’altra il signor Demerik, e così la questione entrò in una nuova fase, per accordo più o meno postumo e spontaneo fra le grandi potenze, accordo così spiegato alla Camera dei Lordi dal marchese di Lansdowne, non senza una certa ironia : « La Germania ha manifestato il desiderio d’occuparsi attivamente per imporre alla Turchia 1’ attuazione del progetto di riforme austro-russe; la Francia si é dichiarata disposta ad appoggiarlo; l’Italia ha espresso sempre il suo vivo desiderio di cooperare coll’ Inghilterra per l’attuazione d’ un piano di riforme, ma per ora accetta quello austro-russo; l’Inghilterra ha considerata l’ipotesi che le divenisse necessario di proporre una politica prò-