— 425 — sidenza ora a Ragusa ed ora a Serajevo... In occasione appunto del Trattato di Berlino, il conte Ignatieff proponeva all’ Austria di costituire il Regno di Albania sotto un Arciduca austriaco come Re, con la condizione forse che 1’ Austria rinunziasse alla Bosnia ed alla Erzegovina. Ebbene l’Austria in quella circostanza non volle consentire; volle assolutamente che intanto le si dessero la Bosnia e 1’ Erzegovina, volendo procedere a passo lungo 1’ A-driatico e la penisola balkanica. E l’Italia ? Dopo Trento, Trieste e la Dalmazia, dovremo vedere 1 Austria non solo su queste terre nostre, ma anche assidersi sull’altra sponda dell’Adriatico, a Solitari ed a Valona ? Un aiuto a noi deriverà dal fatto che i programmi politici di queste cozzanti nazioni (Russia, Germania ed A ustria-Ungheria), saranno superati in parte, svisati nell’ attuazione, da presenti concorrenti sociali o stacolanti e da tendenze storiche naturali, non superabili da qualsiasi programma o tattica di Governo. Ma noi non dobbiamo affidare i nostri interessi soltanto a questo cieco fatalismo; dobbiamo tirare le nostre linee; mirare fìsso ai nostri ideali..... Le cose più nobili, i maggiori nostri interessi ci invitano a non disinteressarci oltre della questione balkanica. Gli stessi nostri ideali di nazionalità che dovremmo veder trionfare non solo in Albania, ma in tutta la penisola balkanica, i nostri commerci, le nostre terre, l’indipendenza del nostro Adriatico c’ invitano a ciò, ed anche le nostre tradizioni. Io non alludo alla nostra gloriosa tradizione antica,' della quale pur troppo non è più il caso 'di parlare , quando bastava il ruggito del Leone di S. Marco per fugare gl’ invasori e gli stranieri, e quando le flotte delle Repubbliche Italiane rendevano glorioso e popolare il nome della nostra patria in tutti gli scali di Levante; ma alludo alle nostre tradizioni recenti, al programma che Giuseppe Garibaldi lanciava alle popolazioni balkaniche, quando egli annunziava la sua apparizione tra quelle genti, per una ispirazione anche del Ministro Ricasoli, convinto egli, nella intuizione geniale dell’ animo suo, che uniti erano i destini dei due popoli che abitano di qua e di là dell’Adriatico. Oggi, dopo quarant’ anni, noi abbiamo più perduto che g-uadagnato nella penisola balkanica; ma il patriottismo del Governo e del Parlamento è ancora in grado di provvedere, perchè salvi sieno i restanti nostri interessi e perchè integri rimangano i nostri nazionali diritti. » L’acerba e ben fondata critica rivolta dall’on. De Marinis alla politica estera italiana di quel periodo, senza dubbio risente non poco della foga d’una geniale improvvisazione; essa però contiene, a sostegno del nostro assunto, dei validissimi argomenti, non tanto sulla entità ed efficacia delle riforme imposte alla Turchia, nè sulle cause che avrebbero potuto favorire, o meno, la loro applicazione; quanto sul fatto che l’Austria e la Russia, con evidente intenzione malevola e tendenziosa, non dando la definizione della 54