— 433 — ghiera di comunicarlo anche al Sultano, e che quindi eransi accampati, sperando di raccogliere presto ventimila fucili. Poco dopo il conte Zinowieff, che in un’ intervista con un redattore del Nuovo Tempo di Costantinopoli aveva notato che ogni difficoltà per l’applicazione delle riforme risiedeva nell’opposizione degli Albanesi, informava la Porta d’aver saputo che alcune tribù di costoro preparavansi a marciare su Prisrendi. Il Ministro degli Affari Esteri, in seguito ad un’ inchiesta, lo assicurava che trattavasi'solo di minacce e che, ad ogni modo, sarebbero stati presi tutti i provvedimenti per fronteggiare qualsiasi eventualità. Vennero di fatto mandati da Costantinopoli degl’inviati speciali nei distretti di Novi Bazar, di Giacova, di Ipek, di Reka e in altri luoghi, secondo alcuni malevoli, per incoraggiare la resistenza ; ma secondo il vero per indurre le popolazioni alla calma. Ma tutti dovettero ritornarsene ad Uskyp senza nulla ottenere, poiché i Capi del partito nazionale, dichiarando d’avere un grande rispetto verso il Sultano ed una fiducia massima nelle loro armi, non vollero ascoltarli a lungo e stabilirono invece di tenere una grande riunione a Prisrendi, allo scopo di pigliare le decisioni reclamate dal bisogno. « Qualche settimana fa, scriveva in quei giorni Vico Mante-gazza, il Sultano per vedere se era possibile di persuadere gli Albanesi ad accettare le riforme, mandò loro una Commissione formata da quattro o cinque dei più alti personaggi dell’impero, tutti di origine albanese. Sono arrivato ad Uskyp alla fine del mese scorso, proprio nel giorno in cui questa Commissione, essendosi fermata ad Uskyp per informare anche l’ispettore generale Hilmi pascià, se ne ritornava a Costantinopoli, senza aver nulla ottenuto. Lungo la strada che conduce alla stazione, trattandosi di un’alta Commissione e di cospicue personalità che hanno tutte alti gradi militari, erano schierate le truppe, per rendere gli onori. Ma in mezzo a questa folla con carattere festante, al frastuono delle musiche militari. Hilmi Pascià aveva la fronte pensosa... E nella mattinata numerosi telegrammi erano stati spediti di qua e di là, per ammassare il più prontamente possibile delle truppe ai confini albanesi e verso Prisrend e Mitrovizza, i punti cioè nei quali v’era maggiore probabilità di qualche atte di ribellione. Fino a quel giorno vi era stata la speranza che si potesse trovare una via di componimento e che non ci sarebbe stato bisogno, per parte dei governo imperiale di ricorrere alla forza; ma non fu più possibile il farsi delle illusioni, dopo l’insuccesso di quella Commissione che probabilmente ha anche fatto ai Capi Albanesi da parte del Sultano, che voleva evitare il conflitto a qualunque costo, offerte e concessioni che nessuno sa. » All’Yldiz Kiosk allora incominciò a ventitarsi sul serio 1’ idea di ricorrere ad energiche misure coercitive, tanto contro il vi— layet di Kossovo, quanto contro quello di Skutari, dove il Sultano 55