— 418 — ore, con le truppe nel distretto di Malesh , ed un’ altra si battè con i gendarmi d'Ismail Agà presso Ciltidz; mentre ben quattro mila emigrati bulgaro-macedoni, armati di tutto punto, stavano al confine, nei dintorni del monastero di Rila, pronti a invadere la vallata dello Strurna, e mentre altre sette bande, di duecento a trecento uomini ciascuna , venivano alacremente allestite da Boris Sarafoff. Indarno dalla parte del governo bulgaro e da quella della Porta si escogitavano e prendevansi energiche misure, per impedire che la rivolta si estendesse; invano Abdul Hamid, acccordando l'amnistia, in base al progetto austro-russo e alle sollecitazioni di Daneff, tentava di accaparrarsi la gratitudine della popolazione bulgara; poiché questa, di qua e di là dalla frontiera, come meglio riuscivale, sostenea gl’insorti con tutte le sue forze, con grande spirito di solidarietà e di sacrificio , non curante perfino delle atrocità turche più nefande che venivano, con documenti irrefragabili, denunziate dal Matin, confermate nel Comizio tenuto a Bruxelles il giorno 28 febbraio, sotto la presidenza del Prof. Denis, e che le smentite ufficiali, ufficiose o interessate non valevano nè a coprire, nè ad attenuare alcun poco. Così ai primi di marzo avveniva un nuovo scontro, presso il villaggio Wladimirov, fra la gendarmeria e una banda di sessanta ribelli, comandata da Sarafoff; altre scaramucce segnalavansi quindi fra i distretti di Serres e Dubnizza; altre nelle vicinanze del lago di Presba ed alle porte di Monastir, altre nel distretto di Caston, altre a Znudje, a Smardesh, nei pressi di Salonicco, e in molti altri punti; senza dire dei diversi attentati alla dinamite, fatti qua e là; del tag’lio quasi completo dei fili telegrafici e della distruzione di ponti; cose tutte che, malgrado fossero riguardate di non eccessiva importanza, pure lasciavano prevedere con sicurezza lo scoppio di una gravissima insurrezione e che solo per poco parvero diminuire d intensità, e passarono in seconda linea, non per le raccomandazioni fatte dai consoli russi dei tre sconvolti mlayets ai principali agitatori, allo scopo di sciogliere le bande e di smettere da qualsiasi propaganda, con la minaccia di lasciar libera la Turchia a reprimere qualunque moto; bensì di fronte alla nuova insurrezione degli Albanesi, che a preferenza dei Bulgari, dei Serbi e dei Greci, aveano tutto il diritto di sollevarsi contro il progetto di riforme austro-russo. Seguendo il metodo che fin qui abbiamo tenuto, e che forse gioverà a dare a queste pagine il valore di documento d’ una qualche importanza, ci piace anche questa volta di avvalerci delle parole di illustri personaggi politici e di giornali di prim’ordine, a piena giustificazione della condotta del popolo nostro ; anche perchè gli argomenti che siamo in grado di esporre a sostegno del buon diritto di un popolo ingiustamente dimenticato e calunniato, non vengano giudicati quale effetto d’ un passionale e