— 342 — vincibile lo abbiamo di nuovo con noi ; con i suoi antichi commilitoni Skanderbeg- è ritornato in vita,—e tempesta nella fosca notte, violento turbine vorticoso, spada della giustizia eterna, Egii viene nei luogiii che tu gli hai rapiti.—Egli viene, e tu, prossimo alla fine, indarno ti rodi nella tua rabbia... Colma è la misura del-1’ ira, e ti uccide la maledizione di Dio ! » Già, alcuni mesi prima, avevo ricevuta da parte di Don Giovanni una lunga lettera in cui mi si diceva essere oramai manifesto a tutto il mondo che la Famiglia di lui discendeva dal grande Eroe Skanderbeg. poiché l’Avo di lui aveva tolta in moglie la Principessa Kastriota. Mi si diceva inoltre che il sogno di S. A. non era altro che quello di poter unire tutti gli Albanesi, così quelli che stanno fuori, come quelli che stanno dentro la Patria; che egli da qualche giorno era andato a Corfù per istabilire il piano di g-uerra; per avviare altre imprese relative all’indipendenza dell’ Albania; per mettersi d’ accordo coir i capi della Nazione congregati in quell’isola; ed in fine, se fosse stato riconosciuto opportuno il momento , per entrare egli stesso in Albania , senza pensarci due volte, tenendo in mano la bandiera che da tanti secoli stava dimenticata e polverosa, a costo anche di spargere per la libertà fino all’ ultima goccia di sangue. Mi si autorizzava in fine a dare comunicazione di ciò ad altri, che qui non ho alcuna voglia di ricordare. Risposi tosto con queste parole: « .....Bene venga da qualunque parte ci viene la luce; e Iddio benedica a coloro che con cuore mondo e puro lavorano per la Patria adorata e si mettono innanzi nel momento del pericolo, senza curarsi di sé stessi!... Noi, in vero , come Albanesi onorati e dignitosi , al pari degli Avi nostri, sul labbro abbiamo quello che abbiamo nel cuore e non sappiamo affatto con dolci parole nascondere i pensieri e i sentimenti nostri ; bensì diciamo, senz’altro, pane al pane e vino al vino, come pur conviene che faccia chiunque abbia sangue immacolato ed anima nobile, e non sappiamo calunniare alcuno, nè di orecchio in orecchio dir male di altri... La tua lettera la ho ricevuta e la ho letta , secondo il tuo desiderio , anche agii altri , che al pari di me si sono ralleg’rati per quello che tu ci hai voluto dire , e ancor più per la notizia che il Principe (sia egli o no della famiglia nostro Grande Eroe) ha presa in mano la bandiera della libertà, con la quale virilmente vuole entrare in Albania, se il tempo è già venuto , per liberarla dalle catene e dal giogo del cane turco. Noi sappiamo che il discendente di Skanderbeg, per ordine diretto, è il nobile sig-nore D. Giovanni Kastriota, residente qui in Napoli, il quale è anche Marchese di Au-letta; e questo signore grande, nobile e illustre onoriamo, e quasi veneriamo, insieme a tutti gli Albanesi d’Italia, quale seme purissimo del Leone che ricinse di luce il nome sacro dell’ Albania. Non vogliamo quindi sapere, nè intendiamo esaminare affatto,