— 238 — fondare un giornale settimanale, Shqiperia, che è divenuto 1’ organo del movimento. La mira della Lega è duplice. Primieramente l’abolizione del giogo turco, cercato non più per mezzo della cooperazione dei Greci , ma per mezzo di una combinazione fra Albanesi cristiani e musulmani ; e secondariamente lo stringere più strette relazioni con gli Albanesi d’Italia, nella speranza di poter resistere all’influenza delle agenzie austriache.....È mia opinione che il presente tentativo di guadagnare l’autonomia con la cooperazione musulmana fallirà ben tosto. Ma che avverrebbe se una Potenza europea intervenisse in aiuto degli Albanesi? L’aspetto della questione sarebbe allora affatto differente. Il grande compatriota degli Albanesi , il signor Crispi, che simpatizza con le loro lotte e che pubblicamente dichiarò che il Turco non ha più alcuna ragion d’essere, ha più d’una volta manifestata l’opinione che è dovere dell'Italia di aiutare l’Albania. Se il signor Crispi qualche volta parve scettico sull’avvenire della razza albanese, fu perchè gli stessi Albanesi lo scoraggiarono, essendo legati al barcollante edificio turco e seguendo ciecamente la via della rovina. Solo una disinteressata e nel contempo potente politica d’aiuto all’Albania da una grande Potenza, potrebbe dare buon risultato a ciò che riguarda l’ulteriore incremento del popolo Albanese. Ma se essi vengono abbandonati alle sole loro forze, non potranno far niente, e si può essere persuasi che una bocca minacciosa, pronta ad inghiottirli, è volta verso di loro... » Così pure, per fino lo stesso B. Molden, nel giugno 1901, scriveva sul Fremden-Blatt : « Gli Albanesi emigrati nell’Italia meridionale hanno saputo trasfondere ai loro compatrioti il longevo interessamento che essi hanno per la loro antica patria. » In tal guisa, e assai diversamente da quel che fanno certi sciocchi rosi dall’ invidia, vien g-iudicata l’opera degli Albanesi d’Italia; ma qui più importa all’argomento l’ultima parte dell’articolo del The Globe riportato, donde appare come anche in Inghilterra, dalla stampa più autorevole, non si neghi nè si dissimuli che la sola Italia ha giusti titoli per aiutare gli Albanesi alla conquista dei loro ideali, e ciò non solo per uno spirito di benintesa e cavalleresca solidarietà con i popoli oppressi, ma ancor più per fini d’interesse proprio, onde evitare che l’eterna sua nemica, estendendosi per tutto il litorale orientale dell’Adriatico, non ne degradi affatto la potenza e non costituisca per essa una minaccia gravissima e permanente, e per nulla inferiore a quella che le potrebbe derivare da una possibile espansione slava. Secondo l’ufficioso Tageblat, l’Imperatore d’Austria, durante il Convegno di Berlino, credette d’esser riuscito a rassicurare il Re Vittorio Emanuele, allora Principe Ereditario, dimostrandogli come fossero semplicemente calunniose le dicerie riferentisi a mire austriache sull'Albania. Ma di ciò forte, a dir vero, dubitiamo, poiché non era possibile la ben che minima illusione ottimistica di fronte a fatti per nulla ipotetici e per niente esagerati dal lavoro della fantasia.