— 165 — rola e qualche altro che proviene dalla medesima fonte e di cui diremo in seguito, non possiamo trattenerci dal fare il rilievo apparso in proposito nel n. 9 dell’/® i Shkjiperis, nel senso che non è lecito scherzare con le cose sacre e che, se si vuol fare cosa seria e dignitosa nell’interesse di un popolo, non conviene, come altri allora imprudentemente e impudentemente faceva, per fini che presto o tardi saranno conosciuti, arrogarsi il diritto di parlare e di agire in nome di organizzazioni inesistenti, nè pretendere di trarre in inganno la pubblica opinione. In vero, il così detto Comitato' Centrale esecutivo, i cui atti tendevano a far presupporre non solo l’intesa e il pieno accordo di tutti i principali uomini della Nazione, cristiani e musulmani, ma anche il mandato ricevuto da altri sodalizi politici regionali, più o meno segreti, che si volea far credere che funzionassero in Albania o altrove, non era altro che il parto mostruoso della torbida fantasia di qualche spostato che, sfruttando 1’ ingenuità di altri, non ha fino ad oggi perduta l’abitudine di speculare sulle sventure della Patria, per quanto non sia riuscito a sfuggire al-1’ infamia che meritamente lo ricopre, nè ad ottenere, cosa per lui di supremo interesse, qualche collocazione nella polizia, o in altra amministrazione turca, come fu notato, ancor che tardi, in una corrispondenza da Scutari alla Nazione Albanese, nel maggio del 1902. Poco tempo dopo lo Czar metteva innanzi la proposta del disarmo e la Moskowshia Viedomosti, nel commentare la relativa Nota di Murawieff ai rappresentanti della Russia presso le Corti estere, osservava che tale proposta non doveva prendersi in modo assoluto e incondizionato, poiché, in tale caso, essa diventava del tutto irrealizzabile, ove si lasciassero sussistere le cause determinanti l’Europa a pazzi armamenti. « Prima di disarmare, aggiungeva l’importante organo panslavista, occorre rimuovere le cause che possono ad ogni istante provocare il casus belli, e, come dice la Nota di Murawieff, mercè l’implicito e solidale riconoscimento dei principii di equità e di diritto, sui quali si fonda la sicurezza degli Stati, si potrà scongiurare un cataclisma, al cui solo pensiero l’animo si riempie di sgomento. Queste parole illustrano 1’ alto pensiero dello Czar, il quale, nella sua nobile mente, intravede la possibilità che le questioni cha tengono divisi i popoli, portate dinnanzi ad una Conferenza internazionale, possano venire appianate in via diplomatica , senza bisogno della spada. È un grande ed ispirato avvertimento il suo per l’Europa tutta; è la parola sincera che offre la pace al mondo ; è la Russia che, per bocca del suo Sovrano, esorta alla pace. Essa ha compito un altissimo dovere : peggio per coloro che non l’avranno ascoltata ! » Ma tutto ciò non valse, nemmeno per poco, a far subentrare una relativa tranquillità nei Balkani; anzi, ai primi del mese di ottobre, il Comitato di Sofia diramava un Appello ai cristiani di Ma-