- 141 — 738 villaggi bulgari contro 1181 altri, e quindi nemmeno qui si può parlare di una maggioranza bulgara nel senso assoluto. Ha quindi ragione l’on. De Marinis allorché proclama nella Camera e allorché scrive: « È indubitato che i due vilayets di Monastir e di Uskyp sono territori albanesi, e che il territorio di Salonicco è abitato da non so quale altra nazionalità, ma certo an-ch’esso da un numero g-rande di Albanesi. » Ciò per altro ammette lealmente uno dei più illustri e rispettabili uomini politici bulgari , l’attuale presidente del Consiglio dei ministri a Sofia, l’onorevole generale Racio Petroff, in un colloquio avuto col corrispondente del Corriere della Sera , pubblicato il giorno 3 novembre 1903. Una tale verità fu riconosciuta dalla Commissione europea che, per l’esame e per l’applicazione del progetto di legge organica, dipendente dall’art. 23 del Trattato di Berlino, venne riunita dopo che l’Assemblea bulgara, fin dal 12 marzo 1879, con un Indirizzo alle Grandi Potenze, chiese l’autonomia della Macedonia, oltre che la annessione della Rumelia orientale al Principato. Il nostro illustre patriota Ismail Kemal Bey Ylora, di cui fra poco diremo; nelle interviste avute con i corrispondenti del Giornale di Sicilia e del Giornale d’Italia, or non è molto a Roma, e in altri documenti, ha illustrato questo tratto di storia diplomatica, ricavandone gli elementi dagli atti ufficiali riferentisi ai lavori della Commissione predetta. Non è superfluo di farne qui un breve cenno. Il 20 aprile 1880, il Ministro degli esteri di Costantinopoli, con nota circolare, invitava la Potenze firmatarie del Trattato di Berlino a dare le opportune istruzioni ai loro Delegati, relativamente alla Legge organica elaborata dalla Porta, in conformità agli articoli 18 e 23 del Trattato di Berlino. La Commissione non perdette tempo a rilevare i difetti del Progetto, e non nascose le difficoltà che presentava la sua applicazione in tante provincie abitate da popolazioni così diverse. Lord Edmondo Fitzmaurice, rappresentante dell’Inghilterra, nel suo rapporto del 26 maggio, così scriveva: « Se un tentativo si farà di applicare ai paesi albanesi un regolamento probabilmente adatto ai vilayets di Salonicco e di Adrianopoli; il risultato sarà quello di dar subito una vitalità maggiore ai disordini di quelle regioni. » Poscia , con lo spirito pratico che caratterizza la sua razza, si rese interprete del sentimento dei suoi colleglli nel seno della Commissione, e citando come esempio i paesi albanesi, nei quali i costumi e i bisogni del popolo esigevano un’amministrazione del tutto diversa da quella delle altre provincie, sollevava la Questione Albanese ; che divenne il soggetto principale delle deliberazioni della Commissione medesima. L’individualità nazionale della nostra razza, la sua unità territoriale, il suo passato e il suo avvenire, cose tutte che le davano diritto ad una sorte