— 133 — sioniste che si nutrono a Vienna, e lo stesso mio illustre amico Prof. Gustavo Meyer, in un magistrale studio che, nel 1887, volle vedere pubblicato in albanese ed in italiano nella Rivista Arboeri i ri (La Giovane Albania), allora da me edita a Palermo, giunge ad affermare che, in opposizione alle velleità elleniche, molti Albanesi preferiscono l’incorporazione di tutta l’Albania all’impero austro-ungarico , come stadio di transizione ; nel senso cioè che l’Austria debba prestare loro i benefici della civiltà e quindi andarsene via. Egli però osserva: « È ben difficile che la nostra missione debba consistere nel far da maestri di scuola temporanei alle nazioni straniere, fin che escano di tutela. » Il Meyer però, essendo un grande e sincero amico degli Albanesi, si affretta di aggiungere: « Frattanto la dissoluzione dell Uomo malato, grazie alle cure commoventi della diplomazia europea, procede così lenta, che torse la coltura e il sentimento nazionale fra gli Albanesi sono già totalmente rinvigoriti, da poter sostenere un Principe ed un Governo proprio. La Porta ha di recente accordato ai Comuni albanesi, la fondazione di scuole popolari dove è adottata la lingua skipa; ed io credo che ciò che fu giusto per i Bulgari, lo sia anche per g'ii Albanesi. » Il Molden, redattore del Fremdenblatt, organo governativo, non si peritò di scrivere qualche tempo fa, con ammirabile candore: « Potrà darsi che le cose si sviluppino da sè stesse in maniera che l’Austria-Ung-heria, grazie alla sua politica a Novi-Bazar, che la mette in istato di far valere la forza all’occorrenza, ottenga una specie di protettorato sopra una repubblica federativa albanese; solamente per escludere un’occupazione straniera; una specie di protettorato abbastanza lieve, per permettere agli Albanesi uno sviluppo indipendente. È probabile che questo sviluppo, sotto la influenza occidentale . raddolcirà le avversioni reciproche delle tribù, rendendole capaci di creare una vita politica regolata. » Oh cara ingenuità d’ un giornalista ufficiale austriaco ! li gli idillicamente si compiace di pensare che il suo governo ricorrerà anche alla forza, solo per il santo fine d’incivilire un popolo straniero, di comporlo a regime repubblicano perfetto, e ciò per proteggere il detto popolo dall’avidità degli avversarli esterni, dagli orrori delle interne lotte civili e per conquistarlo definitivamente al progresso; anche a costo di ridursi ad esercitare, per amor di Dio, l’umile per quanto nobile e disinteressata missione del maestro di scuola , di cui fa cenno il Meyer! La Bosnia e l’Erzego-vina non sono forse lì ad attestare la lievità della paterna protezione austriaca ? Molto più esplicito è il seguente articolo, pubblicato ai primi del 1897, da non so quale gazzetta di Gratz, riprodotto dalla Nazione Albanese, con gli opportoni commenti e confutazioni. Eccolo qui, ad edificazione degli austrofili anche italiani; poiché l’autore