— 266 — Albania si vanno formando delle agglomerazioni e delle agitazioni promosse da qualsiasi parte, ed atte a mettere in pericolo la pace di quella provincia, il Governo adotterà disposizioni che serviranno a metter fine agl’intrighi. L’Italia ha torto di credere all’occupazione dell’Albania da parte dell’Austria; quantunque non possa neg’arsi che, dominando l’Italia tutta una costa dell’Adriatico, l’equilibrio di questo mare sarebbe ancora più stabile, se l’Austria potesse estendersi alquanto sull’altra. » Da allora tutti i giornali austriaci e le agenzie assoldate, per far dispetto all’Italia, e in particolar modo alla R. Casa, si diedero ad assalire il Montenegro, ad accusare S. A. R. il Principe Nicola di agitar l’Albania, allo scopo d’impossessarsene, e a qualificarlo con gli epiteti più oltraggiosi e più villani, che parvero tolti in prestito ad una certa stampa che, poco tempo prima, se ne era volgarmente e senza misura dilettata altrove. Fu fatta per fino correre la minaccia di mettere alla ragione il piccolo stato slavo, facendo marciare un reggimento austriaco che, a quanto assicuravasi, in meno giorni di quanto non fossero occorsi agli Inglesi per occupare Pretoria, avrebbe conquistata Cettigne e garentita così la tranquillità della Cernagora e delle popolazioni finitime. In sulle prime , per non turbare la gioia dovuta al parto di S. M. la Regina Elena, nè gl’insulti, nè la minaccia furono raccolti, per quanto in un’intervista apparsa sulla Neue Freie Presse tanto il Principe, quanto il suo Ministro Wuchovich, nel modo più reciso avessero smentite le tendenziose accuse. Ma poco dopo, in un banchetto tenuto a Cettigne, per festeggiare il giubileo d’armi delPottantaquattrenne voivoda Plemenaz, il Principe Danilo pronunziò un brindisi abbastanza fiero, del quale ci piace di riportare il seguente brano: « Caro voivoda, esulto insieme all’intera giovane generazione montenegrina, nel potere in questa occasione esprimerti la nostra sincera riconoscenza per il tuo lungo, instancabile e fedele servizio in prò del Principe e della Patria. Io sono giovane , ma ho inteso da te e dai tuoi commilitoni in quali difficili circostanze siasi trovato, tempo addietro, il Montenegro, per penuria di polvere e di piombo. Tali giorni sono passati, ed ora che le nostre polveriere sono piene , ora che abbiamo in abbondanza armi eccellenti, tu che ricordi quella penuria, non permetti nemmeno ora che una sola cartuccia sia sottratta alla custodia della tua chiave, perchè venga adoperata ad uso di caccia o perchè sia bruciata in occasione di nozze. Così tu pure vigili affinchè non venga guastato qualche pezzo di artiglieria, o che irruginisca qualche fucile, anche se di vecchio modello... Noi deridiamo le minaccie che ci vengono da certe parti, perchè sono l’effetto e l’espressione dell’odio e d’un’impura coscienza. Come è fiera di sè, così è forte la nostra terra, grazie al cielo ! E forte è la nostra volontà di difen-