— 123 — d’aver fatta la vostra onorevole conoscenza, che mi auguro sarà presto mutata in fraterna amicizia. Io vi conoscevo di nome; il prof. Domenico Magnelli mi aveva letta qualche vostra poesia albanese di sfuggita , ed ora ebbi occasione di conoscervi assai meglio con i Canti della battaglia, in cui più che i bellissimi versi alla Tirteo, ammirai e molto le note storiche ed etnografiche, che sono un vero gioiello ed un sacro monumento per noi Albanesi. Gradite i sensi della mia stima ed un abbraccio fraterno. » Tornando ora al nostro argomento, rileviamo che, quasi contemporaneamente a Riza bey, giungeva a Costantinopoli il dottor Wladau Georgevich, primo ministro della Serbia, coll’intento di gittar le basi d’un’alleanza serbo-turca , o almeno d’ un’ intesa amichevole in caso di guerra; ma non riusciva ad ottener altro che belle e vuote parole ; cioè che la Turchia intendeva mantenere 1’ amicizia con tutti gli stati balcanici e che non vedeva quindi la necessità di fare speciali trattati con uno di essi in particolare. Ai primi di febbraio 1898, da Vienna fu diffusa la nuova che gli ambasciatori a Costantinopoli avevano informato, in via confidenziale, la Sublime Porta che, esaurita e risoluta la questione di Creta, essi avrebbero pregato il Sultano di volersi occupare di quella macedone, diventata urgente e pericolosa per la pace dei Balkani. Il linguaggio dell’ambasciatore russo Zinowieff, dicevano i giornali, diventa ogni giorno più minaccioso. Gli ufficiosi serbi, ciò confermando, aggiungevano da « fonte bene informata » che la Russia avea fatto all’ Austria-Ungheria proposte concrete, nel senso di concedere alla Macedonia un’autonomia simile a quella di cui g’odeva da principio la Rumelia orientale, mettendovi un governatore bulgaro; e che da Vienna si era risposto osservando che, nella parte settentrionale ed occidentale della Macedonia, predominava l’elemento serbo; di guisa che bisognava pensare a dividere quella regione in due parti: una bulgara ed una serba; in quest’ultirna restando comprese le città di Prisrendi, Uskyp e di Bitolia (Monastir), e che inoltre bisognava garentire non solo gl’interessi commerciali della monarchia austro-ungarica nei Balkani, ma anche quelli della sua sfera d’influenza, Si credette naturalmente che tutto ciò, se pur non era una semplice elucubrazione della fantasia serba, avea tutta l’aria d’un piano combinato fra Vienna e Belgrado; allo scopo d’impensierire la diplomazia europea, con la dimostrazione che la proposta russa di mettere il Principe Giorgio al governo di Creta, faceva nascere nei Balkani le più esagerate speranze, mettendo l’Austria in una ben critica posizione. La Tribuna, commentando in tal senso la notizia, rilevava che la Male Nor Ani, se da una parte, con le sue informazioni da ottima fonte, riusciva a mettere in chiaro come a Belgrado si facesse volentieri completa astrazione dei diritti degli Albanesi, che