— 302 — e, come parte essenziale del Drang nach Gsten, anche di Salonicco, diventerebbe senza dubbio, in breve tempo, una potenza militare navale superiore all’Italia. Che ciò si possa fare in un tempo relativamente breve, lo hanno dimostrato gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania ; questa aveva maggiore ricchezza, più salda compagine politica e nazionale che l’Austria attuale o ingrandita; ma l’Austria ingrandita avrebbe notevole estensione di coste, con molti seni e porti , con un hinterland naturale e con numerosa popolazione marinara, tra cui, assai abituata ed affezionata al mare, tutta quella fra Antivari e Yallona. Dal punto di vista militare, fortificando 1’ isola di Sesseni , il capo Linguetta e la punta di Suervetri, si avrebbe una difesa non meno potente di quella del golfo della Spezia, con cui ha grande la somiglianza di configurazione.....» Eppure l’on. De Marinis, il 19 giugno, si era sentito nel dovere di scrivere al Direttore del Roma di Napoli questa lettera: « Tra gli altri commenti al mio discorso sulla politica estera, leggo ora in Napoli quello con cui si crede di avere io commesso un errore, affermando nella Camera che chi è padrone di Valona è padrone dell’Adriatico. È doloroso constatare la ignoranza pa parte di cittadini italiani di cose e di problemi vitali pel nostro paese, sino al punto da recare sorpresa oggi l’affermaziòne (che fu di Napoleone Primo) che chi è padrone del porto di Valona, che è nello stretto d’Otranto, è padrone dell’Adriatico. Il deputato Guicciardini lo dimostrò alla Camera; epperò io, dopo di lui, mi contentai di quella sola affermazione. Il Reclus dedica a questa dimostrazione una pagina della sua geografia. » Non per tanto si può affermare che l’Italia in Albania facesse nè molto, nè troppo, quantunque quel poco che pur vi faceva fosse già abbastanza, per dimostrare la grande utilità che avrebbe potuto ricavare, anche priva dei mezzi potenti adoperati dalla sua alleata, se qualche cosa di più si fosse determinata a consacrare alla propria difesa nel tanto vicino oriente. In vero lo stesso onorevole Di San Giuliano, nell’articolo intitolato « Gli Albori di una coscienza nazionale » , che apparve pure sul Giornale d'Italia il 25 luglio di quel medesimo anno, fra l’altro dice : « Prima che l’Italia intensificasse la sua azione locale, tutte le speranze erano riposte nell’Austria : ora vi ha un forte partito che preferisce l’Italia e »vi hanno contribuito i risultati didattici delle nostre scuole, superiori a quelli delle scuole confessionali, mantenute dall’Austria, le promesse, non ancora pur troppo mantenute, d’una scuola di arti e mestieri e di un buon servizio di navigazione nella Bojana, le prove d’interessamento del Governo e della Nazione italiana, e la istituzione dell'ufficio postale, il quale offre modo di ricevere libri, lettere, giornali, senza pericolo di sorta. A torto o a ragione, infatti, e certo senza colpa nè di quel console, nè di quel governo, l’ufficio postale austriaco non ispira a tutti fiducia eguale al