— 581 — permanente desiderio di favorire lo sviluppo del principio di nazionalità in Europa. L’Italia, a sua volta, non aspirando che ad integrarsi, per diritto imprescrivibile, dentro i suoi naturali confini, a vivere libera e sicura fra le sue alpi e i suoi mari; in base alle sue tradizioni e alle sue origini rivoluzionarie, sostiene in Albania ed ovunque, come ha anche dimostrato nei riguardi della Bulgaria, il principio medesimo che ne costituisce la forza e la gloria. La Russia, in fine, e gli Stati balkanici indipendenti, potendo benissimo nei rapporti internazionali vivere, su per giù, così come oggi sono costituiti, ad eccezione del Montenegro, ingiustamente diviso dai popoli della Bosnia e dell’Erzegovina, che pur gli appartengono per sangue, per lingua, per confessione religiosa, per legittime aspirazioni, debbono necessariamente, e in modo definitivo, abbandonare, l’una il sogno d’ingrandirsi a spese e col sacrificio di tutti gli altri, e questi a spese e col sacrificio delPintegrità territoriale dell’ Albania, essendo in grado l’Europa non solo di frenarne , ma anche di reprimerne gl’ impulsi aggressivi, se non i bisogni di naturale e ragionevole espansione sui territori abitati da imponenti e compatti gruppi etnici, che pure han diritto di non vedersi esclusi dai beneficii che la civiltà riconosce ed è disposta a concedere ad altri, senza dire che la posizione geografica e la conformazione montuosa dell’Albania rendono facile l’opporsi a qualunque straniera invasione ed il respingerla con successo. Nè si pensi che pur di mantenere intatto il carattere nazionale e il territorio dell’Albania, questa potrebbe, nella peggiore ipotesi, entrare a far parte dell’ Impero austriaco, sotto alcune garanzie problematiche escogitate da qualcuno di quei loschi speculatori di patriottismo che volentieri tornerebbe ad accovacciarsi all’ombra del vessillo giallo e nero; imperocché gli Albanesi, come non vogliono essere nè turchi, nè slavi, nè greci, così non tarderebbero ad opporsi con tutte le loro forze contro chiunque volesse farli diventare austriaci, giusta la prova che diedero durante la guerra turco-russa, assistendo inerti, sebbene non indifferenti, allo sfacelo dell’impero degli Osmani, invece di unire le loro armi a quelle degli altri popoli insorti ; trattenendo nel fodero la spada per tanti secoli onorata, usa a risplendere fra i maggiori pericoli in tutti i campi di battaglia dell’ Oriente, e respingendo le offerte che loro venivano direttamente proposte dalla Russia e dall’Austria, che, per opposti fini, miravano al medesimo intento, da raggiungersi a lunga scadenza dalla prima e immediatamente dall’altra. Oggi, dopo che la storia si è svòlta e continua sempre più a svolgersi in guisa da far apparire abbastanza vani i propositi grandiosi della Russia, potremmo forse deplorare la condotta a buon dritto riservata e diffidente che tennero allora gli Albanesi dr fronte a quella dell’elemento slavo che, rompendo gl’ indugi