— 276 — albanesi, pel modo inesperto con.cui solete raccogliere e commentare certe notizie che, per partire da fonti g-eneralmente sospette, non dovrebbero essere accolte. Il Montenegro è un piccolo paese e non può fare della grande politica. Le nostre mire oggi tendono semplicemente a migliorare le condizioni economiche del Principato e a stringere, con una politica savia e dolce, sempre più il popolo al suo Principe, pel bene esclusivo della Patria. Noi non abbiamo mire aggressive, nè attentiamo alla pace di chicchessia. Iddio ci ha data una culla che amiamo e che sapremo difendere, dal primo all’ ultimo, se ci venisse minacciata. Ciò entra nei legittimi diritti di ogni popolo. Quanto alle voci, spesse volte raccolte da bocche nemiche dalla stampa italo-alba-nese, che qui si coltivano e si alimentano velleità ambiziose, lesive al popolo albanese, potete smentirle senz’ altro , essendo contrarie al vero. A noi fortemente preme che fra il vostro e il mio popolo si stabiliscano stretti vincoli di amicizia, senza secondi fini, ma pel bene reciproco. Francesco Crispi, italo-alba-nese anche lui, vide nel matrimonio di mia figlia con Vittorio Emanuele di Savoja, un nuovo legame di affratellamento fra il vostro popolo e il mio. S. M. Umberto Io, durante il mio soggiorno in Roma, mi parlò dei duecentomila Albanesi disseminati in Italia, con viva simpatia. Tutti gli Albanesi indistintamente passati al principato, in forza del Trattato di Berlino, godono la stessa protezione, gli stessi diritti dei Montenegrini. Per affezionarceli di più, abbiamo rispettati in essi le credenze religiose, la lingua, le tradizioni, gii usi e i costumi aviti. Essi oggi richiamano in noi speciali attenzioni e speciali affetti, in quanto che in essi vediamo dei sudditi fedelissimi e dei soldati valorosi, i quali domani, occorrendo, saprebbero fare gagliardamente il loro dovere. Da Scutari, e da vari altri punti delle contrade albanesi, immigrano nel Principato intere famiglie, sia per avviare industrie, sia per stabilire commerci. Tutti, senza eccezione, vengono trattati nel modo più benevolo. Non so quindi comprendere come possano ancora coltivarsi in Italia diffidenze e sospetti che non hanno ragione di esistere. » Il governo austriaco frattanto deliberava di accordare trecento fiorini all’anno a tutti i preti e frati austriaci che andassero a stabilirsi in Albania, e nel riferir ciò VInformation calunniava i gesuiti, dicendo che essi in Albania non si preoccupavano d’ altro che di diffondere la lingua italiana e che perciò erano veduti di cattivo occhio dall’Austria ! Poco dopo, secondo informazioni che il Secolo di Milano riceveva da Trieste, l’Austria, per non lasciarsi sorprendere da ipotetici fatti compiuti, si preparava alacremente a far fronte ad ogni possibile evenienza in Albania, ed era convinzione generale che il terzo corpo d’ armata sarebbe stato designato a continuare la marcia daH’Erzegovina, per Novi-Bazar, in Albania ; tanto che la stampa russa non indugiava ad accusare