— 97 — guerra in Macedonia, quanto nella Tessaglia, e indica i mezzi che ritiene più opportuni per ottenere un tal fine supremo e poscia conclude: « La loro neutralità è tanto più importante, per quanto la loro ostilità dichiarata metterebbe la presente politica della Grecia sotto un falso aspetto. In effetti la Grecia si leva oggi a nome del principio di nazionalità, e appena dati i primi passi oltre la frontiera, dà un colpo di scure alla radice di quel principio in Epiro ! » Una così bella lezione, pur troppo, non era riuscita a vincere la caparbietà, che più tardi ben potè esser giudicata fellonia, di chi pur aveva il dovere di comprendere da se stesso la grave responsabilità che si assumeva, nel caso probabile di una disfatta, esponendo a grave rischio la Patria, le istituzioni, la stessa sicurezza del Re. La forza degli eventi, già dal Becker preveduti, non ebbe però effetti duraturi; poiché non pochi fra gli uomini pubblici della Grecia, con deplorevole leggerezza, invece di studiarsi a rabbonire gli Albanesi e a togliere loro ogni diffidenza, con una condotta leale e con dar pegni sicuri di un radicale cambiamento nella politica riguardo ad essi, non cessarono di persistere negli antichi metodi ed a ritessere le vecchie trame. Accenniamo qui appena alla pazza gioia manifestata dai loro giornali, allorché venne proibito il Congresso, che alcuni Albanesi voleano .tenere a Bukarest, nell’agosto del 1899, per far notare come una tale misura fosse stata consigliata dalla Porta al governo del generoso ed amico popolo rumeno, per le insinuazioni dei nostri eterni ed impenitenti nemici. In quella congiuntura il giornale,« Patris » che, greco di lingua e greco di sentimenti, si pubblica nella capitale rumena, nel qualificare come avventurieri e come impostori tutti coloro che si erano agitati, anche in buona fede, per la riuscita del Congresso, e dimentico della Lega di Pisrendi e delle recenti disfatte, con singolare ipocrisia, scriveva che gli Albanesi, essendo per fortuna un popolo serio e di genio, ed avendo coscienza dei trattati sotto i quali si trovano, al momento opportuno non avrebbero esitato di darsi in braccio ai greci, che sono i loro fratelli, coi quali hanno comune la storia e gli ideali, e che immediatamente si interessano e si preoccupano della loro libertà e del loro avvenire ! Nel marzo del 1900 la sedicente Lega albanese di Atene pubblicava in greco un Appello ai fratelli dell'Albania, nel quale, fra l'altro, si dice: « Si è voluto con intenzione considerare la Grecia come nostra nemica, perchè dall’apparenza delle cose sembrerebbe così. Se però consideriamo bene la questione, se badiamo alla storia e se prendiamo bene ad esame la cosa, vedremo che la Grecia non nutre nessuna inimicizia con noi, nè potrebbe nutrirla;... la Grecia senza l’Albania, e viceversa, non è opera completa, quando questa si unirà a quella, avremo una grande Grecia 13