— 191 — nessione sua non farebbe che aumentare dissidii di razza e confusione di lingua. » Qualche giorno dopo la Lohal Anzeiger di Berlino pubblicava un’intervista con un eminente diplomatico di uno stato amico, nella quale si legge: « L’Austria non ha progetti nè per l’Albania, nè per la Macedonia, e non può averne, perchè un trattato segreto fra V Austria e l'Italia impone che nè 1’una nè l’altra possa intraprendere alcunché in Oriente, senza l’adesione dell’altra parte. La Germania conosce questo trattato, ma non ha iniziata la Russia nel suo mistero. Dall’ altro canto fra 1’ Austria e la Russia non vi ha una convenzione, ma un enterite cordiale per rispettare lo statu quo in oriente. Il pericolo per la pace non potrebbe venire anche adesso che dalla Francia, dove, da un momento all’altro può sorgere un uomo che sollevi le masse____ È perciò e per affermare l’esistenza della triplice e della fratellanza delle armi austro-tedesche che fecesi il convegno di Berlino, e l’imperatore appunto nel bel mezzo delle feste fece pubblicare il dispaccio al Viceré delle Indie, a provare che egli vuole un intimo accordo anche coll’Inghilterra. Questo accordo ha lo scopo principale di ringagliardire la posizione internazionale dell’Italia, che fu sempre attenuata dal non poter essere, per riguardo della Germania, tanto intima coll’Inghilterra, quanto sarebbe necessario per i suoi interessi nel mediterraneo. L’ accordo còli’ Inghilterra è insomma un monito per coloro che volessero dare aU’alleanza franco-russa un carattere aggressivo. » Quanto fin qui abbiamo detto ci dispensa dal dovere d’insistere, contro le precedenti affermazioni, sulla realtà delle pretese austriache in Albania, circa le quali, pur trascurando in gran parte tutti gl’intrighi politico-religiosi di cui sono pieni i nostri giornali e la cui rivelazione costò al dottor Loiseau, corrispondente del Temps, della Rivista di Parigi e della Rivista dei due mondi, lo sfratto da Ragusa, con decreto del 19 febbraio 1899, diciamo solo che i disordini che in parte s’erano verificati nel vilayet di Kossovo, negli ultimi tempi, erano stati determinati anche dal fatto che il Rappaport, console austriaco a Prisrend, avea tolto l’E-piscopio al grande Patriota Monsignor Trolcsi, per darlo ad alcune suore di Zagabria, a fine di aprir ivi delle scuole austriache. In vero l’Arcivescovo, in segno di protesta, si era allontanato dalla sua residenza e dopo qualche giorno di dimora a Scutari, si era recato a Roma, dove, sperando di poter far valere le sue ragioni presso la S. Sede, si trattenne indarno fino al principio del maggio 1900. I suoi diocesani a lor volta inviarono presso il Papa una commissione, che però, senza nulla ottenere, dovette ritornarsene in patria. Allora anche i musulmani del distretto di Uskyp unironsi ai cattolici loro connazionali, e dalle proteste pacifiche, si passò all’aperta ribellione contro le autorità locali, impo-