— 477 — fin dal 15 maggio, scrivendo così: « Generalmente si osserva nelle manovre del Governo turco il vivo desiderio di riversare tutta la responsabilità sulla Bulgaria, cui già la Turchia minaccia la guerra, sperando di atterrarla, come già alcuni anni or sono, atterrò la Grecia. Di fronte a questa minaccia, é nel nostro interesse, è nell’interesse dello slavismo un simile esito? Possiamo noi abbandonare nell’isolamento la Bulg-aria, o permettere l’eccidio della popolazione bulgara nella Macedonia? In nessun caso ! La frazione estrema dell'organizzazione rivoluzionaria macedone si é macchiata, è vero, dell’attentato di Salonicco; ma non trattasi in fine che d’una esigua frazione di disperati, con cui non si accordano i patrioti macedoni moderati. Sarebbe una colpa imperdonabile di abbandonare all’arbitrio turco un’ intera popolazione, in seguito al delitto dei dinamitardi di Salonicco. Inoltre non devesi dimenticare che l’indebolimento dell' elemento slavo nella Macedonia avrebbe delle conseguenze ben tristi. Concedere ai turchi la possibilità di soffocare ora gii slavi macedoni, significherebbe ostacolare il naturale sviluppo degli avvenimenti; significherebbe promuovere artificialmente la supremazia dei Greci nella Macedonia e con loro delle altre dodici (?) nazionalità macedoni. Ciò riescirebbe quindi a vantaggio soltanto di coloro ai quali il carattere slavo della penisola balkanica forma un ostacolo ai loro scopi egoistici. I turchi, in fine, in tutte queste questioni non sono che degli strumenti in mani straniere. » Chi fossero questi stranieri lo disse chiaramente allora la Pe-tersburkia Vjedemosti con queste parole: « Nélla Russia ancora credono e sperano i macedoni, i quali si opposero sempre all'esten-dersi del Drang nacli osten austriaco nella penisola balkanica. » Ma il contegno risoluto del gabinetto di sofia, non meno forse che Tumore dei panslavisti, che da un momento all’altro avrebbe potuto trascinare all’azione anche la Russia ufficiale, sebbene questa, come disse il ministro montenegrino Vucovich al Bu-brovnik di Zara, non appoggiasse allora per nulla la Bulgaria, e che certo avrebbe fatto nascere delle complicazioni, dalle quali la Turchia non sarebbe uscita illesa, secondo il solito, determinarono il Sultano a più miti consigli. Del resto egli non poteva ignorare che armi e munizioni per gl' insorti venivano regolarmente trasportate attraverso il Danubio dal vapore russo Knjaz Gagarin e che ad Odessa si facevano pubbliche collette, con risultati eccessivamente esagerati, in favore dei bulgaro-macedoni; nè la Porta poteva sconoscere che la rivoluzione era stata consigliata, voluta e sostenuta dalla Russia, per lo meno ufficiosa, e che i rappresentanti dello Czar in quelle regioni, erano dei veri agenti provocatori, i quali, percorrendo i villaggi, eccitavano, come già Rostkowski a Perlep, non solo i bulgari, ma tutti i cristiani a levarsi in armi contro la Turchia ; in base a quanto lo stesso Zinowieff aveva fatto sapere, per fino a qualche giorna-