— 166 — cedonia, eccitandoli a scuotere il giogo turco che da cinque secoli li opprimeva. « È giunta l’ora, si dice in quel documento, di agire senza il concorso dell’Europa civile, che, con la sua indifferenza, si fa complice del Sultano. Ora la Bulgaria non vuole e non può aiutare i Macedoni, i quali devono far da soli, prendendo ad esempio i Cretesi che, con la loro energia e perseveranza, s’imposero all’Europa, liberandosi dal giogo di Abdul-Hamid, dopo lunghe ed eroiche lotte ». Contemporaneamente si annunziava da Vienna al Daily News la scoperta d’ una congiura per liberare dall’Austria la Bosnia e l’Erzegovina, coll’aggiunta tendenziosa della compromissione del principe Nicola; mentre il Secolo di Milano si diceva in grado di far sapere che la Russia, inquietata ed irritata per l’incontro del-1’ Imperatore Guglielmo II col Sultano, tanto che, all’arrivo di lui a Costantinopoli, l’ambasciata russa non avea issata la bandiera, come nemmeno 1’ aveano issata le navi mercantili russe e francesi, aveva pronta la risposta diplomatica da opporre ad un così grave avvenimento, cioè la questione armena e quella macedone da risollevare davanti all’Europa. Che ciò non fosse semplice fantasia giornalistica appare anche dalle seguenti parole che lo Smiet, organo militare di Pietroburgo, scriveva a proposito dell’arrivo del principe Giorgio in Creta: « Quanto succede nell’ estremo Oriente non ha forza di distrarre l’attenzione della Russia dal suo compito. La Russia, più di qualunque altro stato, ha fatto sacrifìci di sangue, di enormi somme di denaro, per liberare dal giogo turco la Grecia, la Serbia, la Rumania, la Bulgaria. Oggi a Creta soltanto sventola festosa la bandiera della Croce; domani saranno la Macedonia , la Vecchia Serbia, l’Albania a riconquistare la libertà; poiché nessuna forza potrà opporsi al compiersi dei destini dei Cristiani, sui quali, con materna cura, la Russia ha sempre vegliato. L’ oppositore della liberazione di Creta, l’imperatore Guglielmo, ha compiuto il suo viaggio in oriente, che è costato circa venti milioni all’ esausto erario turco; ma ad onta'di quel viaggio, per noi le cose rimangono quelle che erano prima; checché se ne dica, l’influenza russa non ne ha scapitato punto. Il Sultano , da uomo pratico , pensa non a torto : la Germania è assai lontana; invece la Russia ci è tanto vicina ! » In vero Abdul-Hamid, preoccupato di tali risentimenti e di tali minacce appena velate, si affrettava a scongiurare, in qualche guisa, il nembo che vedeva addensarsi sul suo capo, e mandava tosto una missione a prestare omaggio allo Czar a Livadia, coll’incarico d’assicurarlo della inesistenza d’un trattato d’alleanza turco-germanica e delle sue buone disposizioni nell’ introdurre le promesse riforme nella Macedonia e nell’Anatolia; anzi la Viedo-mosti di Pietroburgo rendeva noto che il Governo russo aveva approvato il disegno del regime autonomo in Macedonia, ritenen-