— 173 — imminente rottura del trattato austro-russo, che avrebbe di sicuro favorita in Macedonia l’insurrezione generale, sempre per altro minacciata dai non rari scontri fra le bande e le truppe ottomane, e fra queste e le guardie bulgare della frontiera; per cui era avvenuta già una rottura diplomatica fra la Bulgaria e la Turchia, col richiamo a Sofia di Markoff, rappresentante bulgaro a Costantinopoli. Ma poco dopo il Messaggiero dell’impero di Pietroburgo e tutti gli ufficiosi russi si diedero ad ammonire per davvero i bulgaromacedoni a por fine alle agitazioni per l’autonomia dei vilayets della Turchia europea, e con un linguaggio così energico e severo, da costringere il Comitato di Sofia a rimandare ad altro tempo la rivoluzione preparata per la primavera seguente, mancando ogni probabilità di successo, anche per il contegno dell’Austria che, al pari della Russia, aveva fatto intendere, dal canto suo, senza sottintesi e senza possibilità alcuna di equivoci, come essa non avrebbe tollerato per allora verun movimento. La calma quindi parve che fosse rientrata; per quanto qualche organo turco assicurasse che l’Inghilterra, dopo d’aver sciupata l’Armenia, fomentando ivi dei torbidi, che aveano ritardati i progressi economici dell’impero turco, allora tentasse a sua volta d'incitare g'ii Stati balcanici a creare difficoltà alla Sublime Porta, tanto che, per fino a Costantinopoli, si era scoperto un deposito segreto di armi e di sessanta casse di munizioni, che erano state sbarcate di nascosto da un piroscafo inglese e destinate per la Macedonia, e ciò senza che il Gabinetto di S. James tenesse giusto conto della maggioranza che, in quelle regioni, costituivano gli Albanesi, sempre pronti, malgrado che seguaci di religioni diverse, ad insorgere come un sol uomo alla difesa del loro territorio nazionale. Checché si voglia pensare di tali affermazioni, avvalorate anche dalla forte corrente antiturca in Inghilterra e della quale il Governo di Londra doveva tener conto, secondo il pensiero della Kolnische Zeitung-, egli è certo che la condotta della Russia e dell’Austria era dovuta non solo al desiderio loro, e anche della Germania e della Francia di non essere in quel momento molestate da complicazioni in oriente, e a quello esclusivo della Russia che, contro l’Inghilterra, non era disposta a farsi distogliere dai suoi vasti piani dell’Asia orientale; ma anche dal fatto che g’ii Albanesi, diffidando delle riforme reclamate dagli Slavi e dai Greci, ed essendo in grado, anche abbadonati dalla stessa Turchia, a non permettere che anche una piccola parte della loro patria fosse sacrificata all’avidità di altre nazioni, dichiararono di voler separare la loro causa da quella dei popoli finitimi ed indissero un Congresso ad Ipek, che fu tenuto dal 26 al 30 gennaio, e al quale intervennero ben quattrocento cinquanta delegati dei vari distretti. Dal Congresso venne fuori una poderosa Lega nazionale, alla quale aderirono tosto tutti i capi e i notabili mu-