— 404 — Forse quella di aver messi alla gogna i ladri che hanno rovinate e spolpate le migliori provincie della Turchia europea ? Una tale colpa non voglio che me la condoni giammai; al contrario prego S. M. che proclami me e la Sublime Porta come rei verso la sua persona e come cattivi soggetti, per avere scoperti i ladri; e poiché eg-li vuol fare causa comune con costoro, io non posso prestargli fede e non intendo recarmi a Costantinopoli. Si trattenne così per qualche tempo in Atene. In seguito, sempre perseguitato dal governo maledetto, volle andare a visitare i poderi che il Tartaro gli avea disertati e poiché quel cane gli stava alle calcagna per arrestarlo, ne venne che circa quindici uomini furono uccisi... A causa della tristizia del Vali, duecento famiglie dei kaza di Les-kovik, di Premet , di Slcrapar e di Janina , furono costrette ad abbandonare case, poderi, vigne e tutti i loro affari ed a ritirarsi nelle città. Nel maggio del 1888, quattrocento individui sottomisero un reclamo alla Porta ; ed essendosi provato che costoro avevano esposto solo una piccola parte di quanto invero in quelle regioni si commetteva, la Porta presentò al Sultano una relazione più grave e ben più importante di quella relativa a Malik Bey e alla Teké. Ma egli , invece di sottoporre a procedimento penale e di destituire i responsabili di tanto male, diede loro delle decorazioni e li elevò in g-rado... Buharak Effendi, uno dei più noti commercianti di Janina, avendo offerto seicento lire turche per la guerra contro la Grecia, fu insignito del Rydbé nishan. Egli teneva a pigione gli alberghi che il Sultano possiede a Saranta. Dopo la guerra, fu invitato dal Vali a pagare cinquecento lire turche per la pigione dell’albergo che era stato distrutto; quindi rispose che non poteva essere obbligato a pagare, a causa de'danni subiti durante le ostilità; però aggiunse che, in base alla perizia relativa di cui era munito, autorizzava il Vali a ritenere, dalle indennità pagate dalla Grecia, la parte che a lui spettava, e che era pronto a versare il resto, ove mai quella non fosse stata sufficiente. Il Tartaro allora gli gridò: Cornuto! Anche questo vuoi mettere ora in campo ? Chi mai ne ebbe di quel denaro che ora tu pretendi ? Così dicendo, lo cacciò in prigione, Vedendo che la cosa si metteva male e che il Rydbé nislian a nulla valeva, pagò le cinquecento lire, ne diede trecento al Tartaro e uscì dal carcere. Quindi recossi alla capitale , scrisse una querela e si recò al Silurai Dovlet per presentarla. Ma Seid Pascià, secondo il solito, dormiva sulla sedia e Bulxaraki, stando in piedi, aspettava che egli si svegliasse. Uno di coloro che ivi trovavansi, vergognandosi di quella scena, tentò di svegliare il Pascià; ma costui, senza pur aprire gli occhi, borbottò: È venuto forse Tkurkan Pascià ? L’altro rispose: No, o signore, Turhan Pascià non è ancora venuto; ma qui sta in piedi un individuo con una carta in mano. Allora egli aprì gli occhi e prese lo scrìtto. Dopo tre mesi fu fatto un lungo rapporto a Hamid, nel senso che dovesse ordinare la re-