— 174 — sulmani e cristiani di Scutari e dei dintorni, come pure quelli di Giakova, di Mitrovitza e di altri luoghi. Presidente fu eletto Mulha Zeka, che tosto impartì ordini affinchè tutti gli uomini atti alle armi, dai sedici ai sessantanni, si tenessero pronti alla prima chiamata. Al solito si disse allora, da chi avea tutto l’interesse di mettere in cattiva luce gli Albanesi agli occhi dell’Europa, che questi avevano deciso di proclamare la guerra santa, quando al Sultano fosse piaciuto, e l’ambasciatore russo a Costantinopoli non pose tempo in mezzo per informare la Porta dei pericoli che presentava il movimento albanese per 1’ ordine in Macedonia, nonché delle conseguenze che per esso avrebbero potuto derivare a detrimento dell’impero ottomano, e ricordando al Sultano i passi fatti dalla Russia e da altre potenze presso gli Stati balkanici, ag’giunse che a lui incombeva l’obbligo di migliorare e di guarentire le condizioni dei sudditi cristiani e d’impedire ogni causa di possibili disordini. Così anche il barone Calice, ambasciatore austro-ungarico, biasimando l’appoggio manifesto che, secondo lui, la Turchia, aveva dato alla formazione della Lega d’Ipek, solo perchè al Con-g’resso aveva assistito qualche funzionario turco, si permise di fare le stesse rimostranze e di dipingere la Lega come focolare di disordini. All’uno e all’alro Abdul-Hamid diede ampie assicurazioni, dicendo che avea già fatto dar ordine, ai Vali di Kossovo e di Scutari, d’impedire in ogni modo le frequenti riunioni dei Capi Albanesi, come pure quella generale che doveva aver luogo a Pris-rend il giorno 26 febbraio. Or le insinuazioni dei nemici dell’Albania, che miravano a far ritenere gli Shkiptari come musulmani più selvaggi e più fana -tici degli stessi Osmanli, trovavano stridente contrasto nelle notizie che venivano pubblicate dalla Corrispondenza Politica di Vienna e dell’Agenzia Havas, secondo le quali essi eransi determinati a far da soli, dopo che i cristiani di altra nazionalità, residenti in Macedonia, eransi rifiutati di aderire all’invito di prender parte ad una riunione che sarebbe stata indetta allo scopo d’intendersi e di mettersi tutti d’accordo, per organizzare un’ azione energica comune onde ottenere delle concessioni e 1’ autonomia dell’Albano-Macedonia. Ben a proposito allora il signor N. N. Nacio nello Shki'ptari così scriveva : « La decisione degli Albanesi di difendere la loro Patria e di conservare la loro nazionalità è forse un delitto ? Forse perchè in parte sono musulmani, essi devono restare con le mani in mano e lasciare che chi si vanta cristiano slavo venga a conquistarli, a spegnere la loro lingua e a trasformarli in Slavi ? Quale altra nazione ha mai fatto ciò, perchè dovessimo essere disposti a farlo noi Albanesi? Noi vediamo tutti i popoli cristiani, che diconsi civili, armarsi d’ogni sorta di strumenti da 1