si assicura la pace nei Balkani. In questo Memoriale rammenteranno inoltre come ciò che ora essi chiedono, sia già stato loro garentito dal Trattato di Berlino, il cui art. 23 stabilisce speciali riforme per la Macedonia, equivalenti ad una specie di autonomia ». Per poco il pseudo-agitatore fu preso sul serio e i giornalisti, che si lasciano facilmente commuovere dalle cause generose, come scrisse il corrispondente da Ginevra del Secolo di Milano, gli fecero una grande reclame , assicurando per fino che la Turchia, impaurita, aveva organizzata una siepe di baionette e di cannoni attorno alla Macedonia. Ma i Rumeni, i Greci e altri abitanti dei mlayets turchi in Europa, non tardarono a dichiarare che egli era un croato avventuriero, il quale agiva per interessi proprii , e lo stesso grande Comitato rivoluzionario si credette nel dovere di sconfessarlo pubblicamente e di buttargli sulla faccia l’epiteto di agente provocatore. Che veramente fosse tale, fu poco dopo dimostrato dal fatto che il Kaptcew, o Katchept , recatosi a Costantinopoli , per una somma ragguardevole, consegnò al Governo turco dei documenti che compromettevano parecchi sudditi ottomani, che si erano fatti abbindolare da lui, dei quali parecchi furono condannati a gravissime pene ed anche alla morte; onde il Secolo scriveva: « La Turchia ha avuto un Giuda di più al suo servizio. Ora egli passeggia per le vie di Pera, vestito all’europea, ridendo forse dei credenzoni che gli prestarono fede. Ride ed accarezza il prezzo del tradimento. Voleva essere dittatore della Macedonia ed ha finito per diventare agente turco, guardato a vista dai poliziotti del Sultano, i quali devono difendere il delatore dalle temute rappresaglie... Il delitto è consumato, il Congresso macedone è passato agli archivi della polizia ottomana... Al falso cospiratore, al guardasigilli della rivolta, gli autonomisti della Macedonia devono almeno... trenta denari! » Malgrado tutto però il Comitato rivoluzionario non si perdette d’animo, e non avendo ottenuto nulla coll’ invio di un suo Memorando ai rappresentanti delle Grandi Potenze a Sofia , rincominciò a commuovere l’opinione pubblica e i popoli balkanici per mezzo di bande armate, la cui formazione veniva segnalata dal-1’ ufficioso Mir di Sofia, il quale, rilevando che il Governo bulgaro in ciò era del tutto estraneo, protestava contro i rigori usati dalle autorità turche a danno dei bulgari che, per loro affari, erano costretti a recarsi nel territorio ottomano. In vero la frontiera era attentamente sorvegliata, poiché, non dubitando affatto che le fila del movimento non facessero capo all’estero e specie in Bulgaria, allo scopo di forzare la mano di Abdul-Hamid per nuove concessioni a favore delle scuole bulgare e del clero esarchista, come si pensava a Vienna; ovvero per provocare delle repressioni violente che, secondo l’antica tattica di Ignatieff, avrebbero reso necessario un intervento della diploma-