— 188*— prudenza consiglia a tener presenti alla mente delle eventualità che entrano nel quadro di contingenze nè fantastiche, nè remote. Ancor più chiaramente VItalia di Roma scriveva queste nobili e fiere parole : « Qualche giornale di Vienna, mentre smentisce, con intenzioni officiose, che l’Austria voglia occupare 1’ Albania; trova modo di fare un’ insinuazione non meno ufficiosa. Come l’Italia, esso stampa, non è disposta a tollerare che l’Austria occupi l’Albania, così l’Austria non tollererà che 1’ occupi l’Italia. La mala fede della stampa ufficiosa austriaca si debella facilmente. L’Italia risorta a nazione, in virtù del nuovo diritto pubblico, non può , senza suicidarsi , aspirare a inique conquiste. La missione dell'Italia è di aiutare le nazionalità risorgenti, non di calpestarle. Gli Albanesi sanno bene che da noi non possono promettersi che aiuto fraterno e disinteressato. Se anche il nostro Governo vagheggiasse imprese criminose , esso sa di trovare un ostacolo tenace nei partiti popolari. Se noi non vogliamo l’Austria a Durazzo e a Vallona, non è perchè vogliamo che l’esosa conquista sia fatta dall’ Italia; ma perchè vogliamo che trionfi il programma ■ l’Albania degli Albanesi. Noi non vogliamo conquiste , ma rivendicazioni , e queste — 1’ Austria lo sa bene — nella nostra stessa penisola ! » L’opinione pubblica in Italia però rimproverava al Governo di non aver saputo prepararsi alleventualità dell’incontro deg-l’Im-peratori dell’ Austria-Ungheria e della Germania ; nel quale incontro, a quanto si affermava, si sarebbero presi accordi che avrebbero influito sui destini dell’Albania ; poiché se le feste che dovevano aver luogo il 6 maggio a Berlino, in occasione della maggiore età del Principe ereditario, erano dovute ad un sentimento di famiglia, oltre che a quello della missione imposta a se stessa dalla Casa degli Hoenzollern; dato l’intervento di S. M. I. Francesco Giuseppe , esse legittimavano i sospetti che la situazione dell’Europa non tranquilla rendeva facilmente accettabili. Si desiderava per tanto che alla cerimonia restasse il solo carattere di un lieto avvenimento di famiglia e che perciò qualche altro membro delle Case regnanti amiche si determinasse ad intervenire; anche perchè il convegno, nelle conversazioni degli augusti ospiti, avrebbe potuto lasciar adito ad argomenti e ad accenni importanti di politica. Fu allora che Ricciotti Garibaldi, degno erede e continuatore del glorioso padre, lanciò alla gioventù italiana il seguente Appello a favore degli Albanesi : «.....Le nuvole che ora si addensano sulla situazione politica dell’Europa, possono benissimo scatenare un temporale come non si è mai visto. Se non altro il convegno imminente di Berlino indica abbastanza chiaramente che vi è probabilità prossima di dividere qualche cosa. Ora, siccome queste divisioni sono sempre a danno dei più deboli, e in questo caso pare che la costa orien-