— 397 — rispetti della Macedonia, e il ministro Vuic, che sosteneva a tutta possa la supremazia dei diritti serbi, e che quindi sarebbe stato d’impedimento alla pacifica regolarizzazione delle faccende macedoni, vi rimise 1’ ufficio. L’ accordo sarebbe un gran colpo alle mire tedesche e alla diplomazia austriaca in Oriente, poiché esso avverrebbe non ostanti i loro intrighi e quasi a loro insaputa. » A tal fine davvero la Russia lavorava attivamente in Serbia, e ciò potea ben riconoscersi dalle dimostrazioni antidinastiche che in quei giorni succedeansi ivi con intensità e frequenza sempre più allarmanti, e dalle dichiarazioni di Vasili Antonich, Ministro degli Esteri, al corrispondente della stessa Novoje Vremia, nel senso che egli avrebbe seguite le orme di Vuich nei rapporti con la Russia, stringendo ancor più fortemente i vincoli d’amicizia fra la Grande Nazione e il popolo serbo, perchè solo da tale amicizia poteva venire al suo paese un grande e non ignobile utile, e perchè egli non poteva dimenticare affatto come gli Stati balkanici fossero popolati da genti sorelle, con cui la Serbia non voleva e non dovea che vivere in perfetta concordia. In quel tempo, siccome non erano del tutto cessati i torbidi in Macedonia, dove anche le bande sarafowiste incominciavano ad agire, sotto gli ordini di Kovaceff e di Davidoff, affermossi che in Italia, e particolarmente a Livorno, per opera del tenente della milizia territoriale degli Alpini signor De Pitti Ferrando, si organizzava una spedizione di volontari per aiutare gl'insorti, e vari giornali, specialmente esteri, accennavano anche ad una probabile spedizione garibaldina. Intorno a tali dicerie, la Tribuna del giorno 25 ottobre pubblicava la seguente lettera di Ricciotti Garibaldi: « Avendo alcuni giornali annunziato che io e i miei ufficiali avremmo partecipato all’insurrezione macedone, mi permetta di dire due parole in proposito nella diffusa Tribuna. Da tutte le informazioni che ho potuto raccogliere, mi pare che finora il movimento insurrezionale in Macedonia è imposto e non troppo bene accetto alla maggior parte di quella popolazione, tra la quale, d’altronde, i bulgari sono in grande minoranza. Perciò io non ho alcuna intenzione di prender parte ad un movimento che, sino a prova in contrario, mi pare solamente una manifestazione di attività da parte di una potenza che non ha altro obbiettivo che quello di stabilirsi nelle sponde del mediterraneo. Siccome questa sua comparsa sarebbe sempre a danno della latinità in questo nostro mare, non credo che i volontari italiani dovrebbero prender parte a questo movimento bulgaro e non macedone. Anch’io sono del parere che lo scacco matto che l’attività slava ha avuto nell’Estremo Oriente, con il trattato anglo-giapponese, ha spinto questa ad una ripresa nell’oriente prossimo ; da ciò il tentativo di aprire il Bosforo al passaggio libero della flotta russa; il movimento bulgaro-macedone, nella speranza di arrivare a Salonicco, e la ripresa di ostilità croata a danno dell’italianità nel-