— 494 — gabilissima. Essa crede di avere ormai innalzato tra Italia e Russia una barriera Insuperabile. E se altre energie, altre volontà non si presteranno, questo giudizio datomi dall’autorevole personaggio potrebbe disgraziatamente corrispondere al vero. » Il malanimo austriaco avverso l’Italia rivelossi in quei giorni in modo non dubbio anche coll’ assenza del conte Wolkenstein, ambasciatore a Parigi, durante le feste in onore dei Reali d’Italia, e con articoli nuovi e abbastanza impertinenti di tutti i giornali più autorevoli, fra i quali la Montangs Reme che , tentando di scemar valore alle dimostrazioni di Parigi e osservando che la entente franco-italiana non presentava ancora la solida struttura di quei connubii politici che con la loro esistenza possono influire in modo decisivo sullo sviluppo dei rapporti internazionali, ammoniva l’Italia a guardarsi dalla politica doppia, consistente nell’ approfittare delle garenzie di sicurezza offerte dalla Triplice, per danneggiare sistematicamente gl’interessi d’uno degli alleati, cercando frattanto nuove amicizie che potessero permetterle di gittare a mare la vecchia, sperimentata e molto sfruttata alleanza. Or notiamo che, con la nota concertata a Miirzsteg, l’Austria e la Russia, ciascuna per le sue vedute particolari, non avevano avuta altra mira che quella di rimandare a miglior tempo !a definitiva soluzione del problema balkanico; come fu rilevato da molte parti, e come ognuno potè persuadersene anche dal fatto della gita del conte Lamsdorff a Parigi e dei colloqui da lui avuti con Loubet e con Delcassé, il giorno 29 ottobre, tendenti, da una parte, come disse il Figaro, allo scopo di dare alla Francia una nuova attestazione di viva e inalterabile amicizia, prima dell’in-contro dello Czar con Guglielmo II; e dall’ altra, ad indurre la Francia a dividere il modo di vedere della Russia intorno agli affari della Macedonia e dell’Estremo Oriente, affinchè la Russia fosse ivi garentita da qualsiasi sorpresa. Che tale fosse precisamente lo scopo di Nicola II, non potè negarlo più alcuno, dopo il convegno di Wisbaden, avvenuto il giorno 6 novembre fra lui e l’imperatore di Germania, poiché si disse da ambo le parti, più o meno chiaramente, che l’autocrate russo non solo volle indurre allora Guglielmo ad influire sull’animo del sultano ad accettare subito e assolutamente il programma austro-russo stabilito a Miirzsteg; ma che anche adoperassi affinchè la Germania prendesse a cuore gl’interessi russi nella Mauciuria e nella Corea, o per lo meno serbasse un’attitudine di benevola neutralità, e con esito tale, rispetto alla prima questione, da far dire alla Nevoje Vremia che tale scambio di visite doveva essere considerato come il segnale della fine dei disordini nella penisola balkanica, per mezzo delle riforme, in favore delle quali 1’ Echo de Paris assicurava che il conte Lamsdorff aveva ricevute dal