— 320 — più alcun dubbio sulla sorte che lo attendeva, specie allorché si accorse delle premure oltremodo deferenti di cui veniva circondato dai famigiiari di Abdul-Hamid, e quando pose mente alle insistenze di costoro , i quali adoperavansi a farlo partir subito e ad avvalersi del magnifico piroscafo che proprio per lui era stato allestito, per ordine sovrano, e sul quale aveano già preso posto i più noti e i più favoriti ufficiali di Palazzo. Il giorno 28 aprile, stabilito per l’udienza di congedo, Ismail Bey, insieme ai tre figli Ibrahim Edhem Bey, di anni sedici, Ahmet Djevdet bey, di anni dodici, e Kiazirn Bey, di anni sette, invece di recarsi all’Yldiz-Kiosk, rifugiavasi sulla cannoniera inglese Salamander e, affidandosi alla protezione della bandiera brittannica, chiedeva ospitalità, per mezzo di una lettera che nello stesso giorno fece recapitare all’ Ambasciatore d’ Inghilterra a Costantinopoli. Fu accolto con meritati onori e, dopo due giorni, si recò a visitarlo un alto funzionario dell' Ambasciata, per rendergli noto che il Sultano , cui s’ era dovuto dare avviso del fatto, gli proponeva di mandarlo come Ambasciatore presso quella Corte che egli stesso avesse preferita, ove non avesse più voluto recarsi a Tripoli; o di scegliere egli stesso un qualche alto ufficio a Costantinopoli, se invece avesse avuto desiderio di non allontanarsi dalla Capitale, e che, ad ogni modo, S. M. gli accordava il permesso di recarsi in Europa e ovunque gli fosse piaciuto, pur che non si dicesse d'essere stato costretto a fuggire dalla Turchia. Allora, per tramite dell’ Ambasciata inglese, mandò al Sultano una lettera nobilissima, concepita, su per giù, nei termini seguenti: « Altra mira non ho mai avuta in tutta la vita mia, che quella di servire onestamente e lealmente all’ Impero e al mio Sovrano, lusingandomi che la Maestà tua volesse accordarmi la sua fiducia e che io potessi meritarmi la sua benevolenza. Sono però oltremodo dolente d’ essermi finora ingannato , poiché mi sono già accorto di non esser riuscito per nulla a soddisfare la Maestà tua. Or essendo stati misconosciuti tutti i miei servigi, come pure la mia grande devozione e la mia lealtà, ed avendomi la Maestà tua negata ogni fiducia, io sono convinto di non poterti esser utile più oltre e di non poterti rendere miglior servigio che liberandoti dalla mia presenza. Per altro è necessario che io me ne vada, onde provvedere all’educazione e all’ istruzione dei miei figli. Però, finché io viva, non cesserò di pregare Iddio per il bene dell'impero e perchè aiuti e illumini la Maestà tua a governare il popolo con amore e con giustizia. Rassegno intanto alla Maestà tua le mie dimissioni da Governatore di Tripoli. » Fu radunato tosto il Consiglio dei Ministri, che , dopo venti-quattr'ore di animatissima discussione , diede parere favorevole circa l’accettazione delle dimissioni da parte del Sultano. Così egli, il giorno 1° di maggio, partì per Atene, dove gli Al- #